16 settembre 2021 - Il Covid ha portato all’attenzione della comunità mondiale la necessità di essere preparati a rispondere efficacemente e tempestivamente alle problematiche emergenti di salute pubblica.
Il Covid e l’antimicrobico resistenza sono fenomeni interconnessi e tale impatto è stato recentemente evidenziato come risultato di una survey condotta tra ottobre e dicembre 2020 a livello globale pubblicata su Journal of Antimicrobial Chemotherapy (https://doi.org/10.1093/jac/dkab300).
Più della metà degli Stati coinvolti nel progetto (63%) hanno riscontrato un aumento della prescrizioni totali di antibiotici, e più specificamente, il 47%, 57% e 40% ha riportato un aumento di utilizzo degli antibiotici listati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle categorie rispettivamente di Access, Watch e Reserve. Inoltre, il 37% e il 40% dei partecipanti alla survey ha riportato un aumento di infezioni resistenti correlate all’assistenza e circa il 30% dei partecipanti ha rilevato un aumento del tasso di resistenza in microorganismi Gram negativi, quali Klebsiella pneumoniae (36%), Acinetobacter spp (32%) ed Escherichia coli (31%); tra i Gram positivi, Staphilococcus aureus (24%) e Streptococcus pneumoniae (29%).
A snocciolare questi dati, che fanno riflettere rispetto a quella che viene definita una vera e propria pandemia a livello mondiale, l’antimicrobico-resistenza appunto, e a presentare il quadro complessivo del fenomeno, è stata Daniela Zinzi Executive Director, Clinical R&D, in F2G Ltd - External Expert Evaluator Commissione Europea, durante la sessione “La ricerca in antibiotico terapia atta a soddisfare il bisogno di nuovi antibiotici, dalla valutazione del valore al place in therapy appropriato” della SUMMER SCHOOL 2021 di Motore Sanità.
“Negli anni si è spesso discusso a livello istituzionale sul tema dell’antimicrobico resistenza e sulle questioni legate allo sviluppo, approvazione, accesso e valorizzazione delle nuove molecole antimicrobiche, purtroppo senza addivenire alla concretizzazione e messa in atto di soluzioni innovative e sistematiche.Al momento la resistenza antimicrobica resta una problematica con impatto a livello globale. Tale fenomeno è visibile anche in SARS-CoV-2, che ha acquisito mutazioni tali da rendere sempre più difficile la gestione e la prevenzione dell’infezione – ha spiegato Daniela Zinzi -. Nella valutazione della innovatività e valore delle nuove molecole, è facile oggi riconoscere l’impatto sull’economia globale relativo alla mancanza di trattamenti efficaci nel contrastare patogeni resistenti. È tempo di riforme ragionate e concordate tra i vari attori dell’amministrazione della salute pubblica, il mondo scientifico e la ricerca supportata sia da enti pubblici che privati, con il fine ultimo di portare beneficio tangibile ai pazienti e minimizzare l’impatto negativo di una pandemia silente, quale l’antimicrobico-resistenza, sull’economia e risorse sanitarie a livello globale”.
In questi giorni il G20 ha preso in considerazione il tema della resistenza agli antimicrobici, mentre la Comunità Europea ha già avviato un percorso per la valutazione di nuovi iter di valorizzazione e accesso a nuovi strumenti di trattamento delle malattie infettive, prevalentemente batteriche e fungine. Inoltre, già dallo scorso anno l’associazione di più di 20 industrie farmaceutiche internazionali, unite ad enti filantropici, hanno portato alla istituzione dell’AMR Action fund (https://amractionfund.com/), un fondo globale per contrastare la resistenza agli antibiotici, con l’obiettivo di completare lo sviluppo clinico di 3-5 antibiotici nei prossimi 10 anni.
Si è da poco formalizzato il Board scientifico che valuterà i progetti che avranno accesso al fondo di circa 1 Bilione di Euro ed il cui Chairman è il Dottor John Rex, da sempre impegnato nella lotta all’antimicrobico resistenza, con proposte di disegni di studi innovativi a supporto di un accesso omogeneo e valorizzante dei nuovi antimicrobici.
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