Tra le nostre abitudini, ormai consolidatesi anche durante il lockdown, occorre menzionare l’eCommerce. La sua crescita fulminea, in parte accelerata dalla pandemia, segue il trend degli anni precedenti, mostrando un profondo cambiamento nelle scelte d’acquisto dei consumatori: 7 italiani su 10 si definiscono sempre più attenti alle questioni ambientali e ritengono che le aziende debbano considerarle all’interno del proprio operato. L'eCommerce è qui per restare, ma cosa significa in termini ambientali che il prodotto arriva al consumatore e non viceversa?
Come ogni domanda complessa, non esiste un'unica risposta valida e ci sono molteplici fattori che interferiscono con l’idoneità del commercio online o fisico.
Una delle variabili da evidenziare è la distanza. Come sottolineato dall'organizzazione ambientalista Greenpeace nel suo rapporto Reinvent your City (novembre 2020), il commercio elettronico è l'opzione più vantaggiosa dal punto di vista ambientale quando il cliente deve percorrere oltre 15 chilometri per giungere al punto vendita.
In queste circostanze, i consumi energetici e le emissioni di CO2 durante il viaggio dei consumatori farebbero pendere la bilancia a favore dell’ eCommerce. Una variabile che rappresenta un punto a favore per negozi di quartiere e supermercati e per il consumo di prossimità, soprattutto se si utilizzano mezzi di trasporto ecologici come biciclette, monopattini elettrici, mezzi pubblici o piattaforme di car sharing.
“L'eCommerce non è nato per sostituire il commercio tradizionale, ma per integrarlo. Siamo una soluzione efficace ed efficiente per far sì che i tradizionali negozi di quartiere continuino ad essere in grado di raggiungere i clienti di una vita, che ora vivono più lontano o significa addirittura ampliare i propri orizzonti e opportunità di business, indipendentemente da dove si trovino", afferma Noelia Lázaro, Direttrice Marketing di Packlink, piattaforma di soluzioni logistiche che supporta più di 36.000 PMI in tutta Europa.
L’impatto ambientale e la riduzione di emissioni di CO2
Secondo uno studio del 2019 del Massachusetts Institute of Technology (MIT), l'introduzione di percorsi circolari per camion e furgoni potrebbe ridurre l'impronta di carbonio (emissioni di CO2) per pacco fino al 50%, rispetto ai viaggi individuali in veicoli privati.
Questo stesso studio stima che l'impatto ambientale del commercio elettronico è fino al 15% minore in termini generali rispetto a quello del commercio tradizionale. Grazie a questi percorsi, ogni consumatore che acquista il prodotto online, evita di recarsi in negozio per trovare e acquistare il prodotto. Al contrario, il suo pacco è raggruppato con quelli di altri consumatori in un unico veicolo che esegue un unico percorso di consegna. Il risparmio di chilometri ed emissioni è direttamente proporzionale al numero di ordini effettuati, il che implica un sostanziale miglioramento in termini di impronta ecologica.
Nonostante il costo ambientale degli imballaggi continui ad essere più elevato - ed è un campo in cui si stanno facendo passi da gigante attraverso l’uso di contenitori riutilizzabili, riciclati e la continua eliminazione della plastica - è ampiamente compensato grazie all'efficienza e alla riduzione delle emissioni implicate dalla realizzazione di percorsi circolari.
Questo approccio per la riduzione delle emissioni di CO2 è in linea con il pacchetto “Fit for 55” presentato da parte della Commissione Europea, con cui l’UE si pone l’obiettivo entro il 2030 di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 55% rispetto al 1990.
eCommerce e commercio tradizionale a confronto
Lo studio condotto da Oliver Wyman con l’appoggio del Logistics Advisory Expertes (LAE) in otto Paesi europei: Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito, Alemania, mostra che l’eCommerce è più vantaggioso in materia di sostenibilità. L’Italia, ad esempio, presenta un consumo di 898 g di CO2e per l’e-commerce e 1764 g di CO2e per il commercio fisico, il che significa un rapporto di 2 volte in più. Attraverso l’eCommerce, dunque, l'impronta di carbonio dello shopping online può essere fino al 50% inferiore a quella del commercio tradizionale.
Il riutilizzo degli imballaggi e la crescente sostituzione della plastica con il cartone riciclato e altri materiali eco-compatibili, nonché l'incorporazione di veicoli elettrici nelle flotte di consegna, sono inoltre due tendenze nel settore della logistica e dell'eCommerce che stanno contribuendo alla sua sostenibilità.
Le strategie dell’eCommerce favore dell’ambiente
Un altro dei pilastri su cui si basa il nuovo modello distributivo nell’eCommerce è la strategia di localizzazione: le catene di approvvigionamento infatti avvicinano i loro hub ai consumatori finali, riducendo a loro volta le emissioni di carbonio, i chilometri percorsi dai veicoli e i costi operativi.
In secondo luogo, sono numerose le piattaforme dell’eCommerce che mettono in atto strategie di sostenibilità attraverso il re-commerce: il commercio di prodotti usati o riciclati, il che aiuta il ciclo di "Riduci, riutilizza, ricicla", che rappresenta una strategia essenziale per tutelare l’ecosistema.
Il prossimi passo per migliorare ulteriormente la strategia di sostenibilità del commercio elettronico sarà quello di avvicinare i centri logistici ai centri urbani, per creare anche piccoli punti di collegamento all'interno della città stessa, contribuendo alla nuova logistica di prossimità o a chilometro zero, grazie all'automazione e alla distribuzione con una flotta di veicoli elettrici più piccoli ed efficaci nel contesto urbano.
“Ci stiamo avvicinando a un modello logistico più personalizzato e pianificato. L'introduzione di soluzioni tecnologiche per l'automazione ci consentirà di essere più efficienti, veloci ed efficaci nelle nostre consegne, ma fornirà anche maggiore flessibilità a consumatori e aziende nell'organizzazione delle loro spedizioni", conclude Noelia Lázaro, Direttrice Marketing di Packlink.
Fonte notizia
www.packlink.it