19 maggio 2021 – Con lo scopo di stimolare un confronto tra medici specialisti, farmacisti, medici di medicina generale ed economisti, sull’impiego delle strategie terapeutiche oggi disponibili sull’ipercolesterolemia e sulla loro appropriatezza, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘FOCUS IPERCOLESTEROLEMIA’, realizzato grazie al contributo incondizionato di AMGEN ed IT-MeD
“Il colesterolo elevato è un fattore di rischio maggiore per malattia cardiovascolare: ciò è particolarmente evidente nel paziente con diabete mellito che spesso presenta elevati livelli di colesterolo LDL, particolarmente aterogeno, e ridotti livelli di colesterolo HDL, protettivo. Le concentrazioni plasmatiche di colesterolo dipendono solo in parte dalla quantità di colesterolo introdotto con gli alimenti dal momento che la maggior parte è sintetizzato dal fegato in base alle caratteristiche genetiche di ciascun individuo. Le statine rappresentano ancora il cardine della terapia ipolipemizzante in prevenzione primaria o secondaria, in quanto spesso consentono, specie quelle ad alta intensità associate all’ezetimibe, di ridurre i livelli di LDL e di raggiungere il target terapeutico prefissato. Purtroppo, una considerevole percentuale di pazienti o è intollerante alle statine o non raggiunge, nonostante terapia massimale di statine, livelli di colesterolo ottimali. Negli ultimi anni sono disponibili gli anticorpi monoclonali contro la proteina PCSK9 (Proprotein Convertase Subtilisin/Kexin type 9) che svolge un ruolo importante nell’aumentare i livelli di colesterolo LDL. La scoperta e l’immissione in commercio di questi farmaci è stata una novità di estrema importanza per il trattamento delle dislipidemie, in quanto hanno un effetto ipocolesterolemizzante maggiore delle statine, pur riconoscendo un impatto economico rilevante”, ha detto Angelo Avogaro, Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università di Padova
“Nonostante le raccomandazioni terapeutiche delle Linee Guida e di una Nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco, in pratica clinica, una quota molto rilevante di pazienti dislipidemici non raggiunge i target lipidici determinando un numero di eventi cardio/cerebrovascolari ed un consumo di prestazioni assistenziali, viceversa, evitabili. Tra le principali cause del mancato raggiungimento degli obiettivi lipidici, in primo luogo, la non ottimizzazione delle terapie ipolipemizzanti standard, evidente in un limitato ricorso a più elevati dosaggi di statina e alla combinazione con ezetimibe ma anche in un’ancora insoddisfacente livello di aderenza al trattamento, in secondo luogo, la notevole distanza dal target di alcuni gruppi di pazienti dislipidemici. L’obiettivo del Progetto PRIHTA – Programma per la Ricerca l’Innovazione e l’Health Technology Assessment (“Appropriatezza ed innovazione nell’ambito delle ipercolesterolemie e della riduzione del rischio cardiovascolare mediante la nuova classe dei farmaci PCSK9i: benefici della programmazione sanitaria”) è stato la sperimentazione di una metodologia di utilizzo dei dati e di analisi per l’identificazione dei pazienti dislipidemici non controllati per effetto della non ottimizzazione delle terapie standard o della notevole distanza dal target lipidico. La messa in routine di tale modello garantisce un supporto alla gestione clinica del paziente dislipidemico, attraverso l’identificazione dei pazienti non controllati e l’analisi dell’appropriatezza delle terapie in essere, ed una razionalizzazione dell’uso delle terapie farmacologiche disponibili, destinando le terapie più efficaci (e più costose) ai pazienti che non riescano a raggiungere il target lipidico con le terapie standard”, ha dichiarato Luca degli Esposti, Presidente CliCon S.r.l. Health, Economics & Outcomes Research