27 marzo 2021 – Questo il messaggio uscito dal Tavolo di lavoro ‘L’insegnamento
del Covid: verso una rete ospedaliera rinnovata e flessibile, verso una rete
territoriale efficiente e pronta’, durante la Winter School “CALL TO ACTION PER
UN SSN INNOVATIVO E RESILIENTE... SE CORRETTAMENTE FINANZIATO” di
MOTORE SANITÀ, che ha visto per 2 giorni confrontarsi i massimi esperti della
Sanità italiana.
“Il Covid ha dimostrato che nell’emergenza ci arrangiamo e che i nostri operatori hanno
dato davvero il meglio di sé. Ma le note positive finiscono qui, abbiamo in Europa il
maggior numero di morti. Il numero dei morti denuncia che qualcosa non ha funzionato
e il sistema ha pagato il taglio dei soldi. Abbiamo privato gli ospedali della disponibilità
di riserva che serve per affrontare le pandemie. Abbiamo visto la debolezza della sanità
territoriale, dove i tagli della sanità sono stati pagati più sul territorio che negli ospedali,
dove il referente era meno abile nel difendere le proprie posizioni. Il Covid ha messo in
evidenza tutte queste debolezze del nostro SSN. Si spera che grazie al Covid arrivino le
risorse ma allo stesso modo bisogna ripensare il Sistema Sanitario in modo diverso. Noi
dobbiamo cambiare i servizi territoriali sulla presa in carico costante e permanente del
paziente”, ha spiegato Giovanni Monchiero, Presidente Comitato di Esperti Sanità
Regione Piemonte
“C’è un comportamento a macchia di leopardo nella gestione del servizio sanitario
regionale, cioè il famoso Titolo V. Siamo stati bravissimi ma impreparati alla pandemia.
Abbiamo visto molti operatori sanitari che hanno dato tutto di fronte a qualcosa di nuovo,
parlo delle RSA per le quali andrebbe fatto un nuovo programma di territorialità. È vero
che non hanno funzionato ma ci fu anche anomala comunicazione che in un momento
particolare generò paura anche tra gli stessi operatori. Il rapporto territorio/ospedale era
quasi osmotico, l’ospedale ha dovuto reagire ad un territorio assolutamente impreparato
da una gestione da tempo deficitaria. Dobbiamo iniziare a rivedere la progettualità
ospedaliera. Il territorio ha reagito a macchia di leopardo, ad esempio, nel Lazio oltre le
USCA che hanno dato una grandissima mano. In futuro c’è tanto da fare soprattutto nel
territorio stesso”, ha dichiarato Giuseppe Quintavalle, Direttore Generale Policlinico
“Tor Vergata”, Roma
“La popolazione psichiatrica rappresenta una maggiore mortalità rispetto al resto della
popolazione, per colpa del fumo, stile di vita, comorbidità e gli stessi farmaci psichiatrici.
La mortalità della popolazione ci dice uno studio che abbiamo fatto in Emilia-Romagna è
quasi doppia rispetto alla popolazione normale: il 41% aveva come causa le neoplasie in
concomitanza con la depressione. È cruciale individuare i gruppi più a rischio di malattie
nel territorio, solo così possiamo costruire delle variabili significative per integrare salute
mentale e salute primaria”, ha detto Michele Sanza, Presidente Eletto Società Italiana di
Psichiatria delle Dipendenze