19 marzo 2021 – Migliorare l’aderenza alla terapia, prevenire complicanze gravi come
encefalopatia epatica e ascite, potenziare l’assistenza domiciliare, formare il paziente
e il caregiver, rendere sostenibili le cure e aumentare la qualità e l’aspettativa di vita.
Questi gli argomenti discussi, con i principali interlocutori della Regione Sicilia, durante
il Webinar: "Focus Sicilia. La realtà italiana della cirrosi epatica in epoca pandemica tra
terapie e impatto socio economico”, organizzato da Motore Sanità grazie alla
sponsorizzazione non condizionante di Alfasigma S.p.A.
Particolare attenzione è stata data alla necessità di prevenire l’encefalopatia epatica
dato che è la più invalidante complicanza della cirrosi, causa di ripetuti ricoveri, di
problemi per tutto il contesto familiare del paziente e di un aggravio dei costi per il SSN.
“Le malattie croniche del fegato (MCF) rappresentano un’emergenza epidemiologica e clinica
sia a livello mondiale che nazionale. I dati del Global Burden of Diseases stimano che nel
2016, nel mondo, sono decedute 828.940 persone per epatocarcinoma e 1.256.850 persone
per cirrosi epatica, determinando nello stesso anno rispettivamente circa 20 e 37 milioni di
anni di vita persi. Lo stesso report stima per il 2040 un incremento del numero di decessi per
carcinoma epatico e per cirrosi epatica rispettivamente del 100% e del 50%. In linea con
queste stime, i dati ISTAT del 2019 riportano che in Italia, nel 2018, 9.246 erano dovuti a
epatocarcinoma e 1.020 erano dovuti a cirrosi epatica. La Sicilia rappresenta circa il 10% della
popolazione italiana, dati dell’assessorato regionale alla Salute mostrano mortalità per cirrosi e
per epatocarcinoma nel 2018 di 600 e 900 casi. Ma purtroppo questo avrà un’inversione di
tendenza con l’avvento delle malattie croniche di fegato legate al metabolismo ed all’obesità
le “steatoepatiti” una nuova tempesta. Purtroppo , inoltre l’avvento ed il mantenimento
dell’attuale pandemia determina una minore attenzione al monitoraggio e delle cure delle
complicanze della cirrosi (ipertensione portale ed encefalopatia portosistemica). In Sicilia il
monitoraggio delle malattie croniche di fegato è favorito dalle reti informatizzate regionali,
nate come RETEHCVSICILIA che raccoglie circa 20000 pazienti ed ora attraverso la più
ampia rete epatologica SINTESIEPATOLOGY”, ha dichiarato Fabio Cartabellotta, Direttore
UOC Medicina Interna Ospedale Buccheri La Ferla Palermo, Responsabile Rete HCV Sicilia
“La malattia di fegato rappresenta una condizione ad elevato impatto per il sistema sanitario
non solo per la sua rappresentazione clinica finale rappresentata dalla cirrosi epatica che
comunque condiziona una ulteriore accelerazione del consumo delle risorse a detrimento
della qualità della vita dei pazienti. Infatti, condizioni emergenti che vedono la steatosi
epatica e la sua evoluzione cirrogena un marker anche di rischio cardiovascolare e
metabolico debbono farci riflettere sulla necessità di un inquadramento internistico della
persona con problemi di fegato. In questo senso è auspicabile cominciare a pensare a
percorsi di gestione ambulatoriale complessa che vedano ospedale di alta specialità e
territorio collaborare insieme per ridurre l’impatto socio-economico sul sistema sanitario.
Tali percorsi innovativi devono prevedere una perfetta integrazione con i servizi di nutrizione
clinica e la nascita di centri per l’attività fisica adattata. Il paziente è una entità complessa
e per questo bisogna dare risposte complesse ed organizzate al suo bisogno di salute in cui
ci sia un efficace coordinamento internistico della multidisciplinarietà e della
multiprofessionalità”, ha spiegato Salvatore Corrao, Direttore Medicina Interna e
Dipartimento di Medicina Clinica, ARNAS Civico, Palermo
“Un recente studio (Mennini et al, 2018), basato su dati Real-world italiani ha calcolato i costi
sostenuti dal SSN per le ospedalizzazioni dovute a episodi di Encefalopatia Epatica
conclamata (OHE). Lo studio riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono
caratterizzati da una storia clinica più severa di quella riportata in letteratura: l’incidenza di
nuovi ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di altri studi osservazionali italiani o
di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al 32% (superiore rispetto
studi osservazionali e RCT). Ancora, la probabilità di decesso, dei dimessi, per tutte le
cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo (anche qui più elevata
rispetto a studi osservazionali e RCT) generando un impatto economico per il SSN pari a
€ 13.000 per paziente. Riportando il valore a livello Nazionale, si tratta di una spesa di € 200
milioni per la sola assistenza ospedaliera. Nel 2020 è stata effettuata un’analisi aggiuntiva
(Mennini et al, EEHTA CEIS, 2020) con l’obiettivo di confrontare le Guide Lines sulla HE con i
dati Real World dopo un primo ricovero per OHE. L’analisi dell’aderenza alla terapia evidenzia
due aspetti fondamentali: i pazienti dimessi dopo un episodio di HE non assumono la terapia
prescritta e solo i pazienti più gravi sembrerebbero essere più aderenti al trattamento. Emerge in
maniera decisa l’indicazione di utilizzare trattamenti più appropriati dopo il primo ricovero per
ridurre l’elevato rischio di ricadute e diminuire l’impatto dei costi”, ha affermato Francesco S.
Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director-Economic
Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma“Tor Vergata” - Presidente SIHTA
Ivan Gardini, Presidente EpaC ha detto, “considerato l'incremento attuale dei contagi del virus
SarsCov-2 siamo molto preoccupati per i pazienti con cirrosi epatica perché dovrebbero
effettuare controlli e procedure sanitarie a cadenza periodica e molto spesso questi esami si
svolgono in ambito ospedaliero. Sono oltre 100.000 i pazienti con cirrosi e malattia avanzata già
curati dall'epatite C ma ancora a rischio di sviluppare un tumore del fegato, inoltre, ci sono almeno
altri 100.000 casi correlati ad altre patologie come alcol, obesità, epatite B, ecc. La preoccupazione
vale anche per anche per tutti i pazienti con malattia avanzata che devono iniziare una qualunque
terapia, ad esempio per l’eradicazione del virus dell'epatite C. Un recente studio (Kondili LA,
Marcellusi A, Ryder S, Craxì A. Will the COVID-19 pandemic affect HCV disease burden?
Digestive and Liver Disease, 2020 52(9). https://doi.org/10.
1016/j.dld.2020.05.040)ha stimato
che ritardare l'inizio delle cure di 12 mesi, decuplica le complicanze e i decessi nei 5 anni successivi.
È quindi indispensabile indicare quali sono le prestazioni differibili da quelle indifferibili in questi
pazienti ad alto rischio di complicanze. Le cure e il monitoraggio dei malati cronici a rischio
dovrebbero continuare attraverso approcci innovativi come il telemonitoraggio e la telemedicina
oppure decentralizzando esami e prestazioni spostandoli dall'ospedale al territorio per evitare di
esporre i pazienti fragili a rischi inutili. Sarebbe anche di grande aiuto semplificare gli atti burocratici
come rinnovare automaticamente i piani terapeutici, consentire il ritiro dei farmaci ospedalieri presso
la farmacia di fiducia o consegnarli direttamente a casa, incrementare le confezioni erogabili e tutte
le altre modifiche di natura amministrativa che possono incidere positivamente sulla qualità di vita di
pazienti cronici che devono restare sempre più protetti e monitorati come raccomandato da tutti gli
esperti”.