“Le Jardin des Délices” del musicista, compositore e autore Matteo Iacoviello (“Iaco”), la mente dietro al progetto “The Averige Ensamble”, uscito il 9 Ottobre, è un album/opera con un insieme di sonorità che ci trascinano in una sorta di viaggio esperenziale portandoci in un’altra dimensione, trasformata in realtà dalle note, ispirate all’opera “Il Giardino delle Delizie” del pittore olandese Bosch. Il trittico è un’opera complessa colma di citazioni, allegorie religiose e figure ambigue. L'opera ha avuto diverse interpretazioni che hanno diviso gli esperti tra chi crede ad un insegnamento morale per l’uomo e chi lo considera una visione della dottrina cristiana del medioevo.
Come afferma Carlotta Fatone, autrice del Manifesto Intellettuale dell’Opera, Iaco trasferisce tutto questo “tumulto visivo” in musica, come una tavola di “rime sparse”, con un percorso nel quale le sonorità esplorano tutti gli ambiti melodici, trovando nell’opera pittorica i suggerimenti per la partitura dei contenuti. Si ripercorre in musica la vicenda dell’Uomo, una parabola dell’esistenza di ogni singolo essere umano.
Si inizia con Le Dieu Seul: la Creazione nasce dal Solo Dio, in un principio senza tempo, unica voce in un silenzio immenso. Nel Nulla la voce è rappresentata dal pianoforte, che esprime il senso del soliloquio infinito di Dio. Dopo si arriva a La Creation Du Monde - Eden. Qui si parte facendo riferimento alla parte chiusa delle tavole del trittico, dove è espressa in latino la decisione del Solo Dio di procedere alla Creazione. Il trittico dispiega le sua tavole aprendosi alla Luce, una lenta e dolce melodia accompagna lo svolgersi della contemplazione del Paradiso. Poco dopo il ritmo diventa tumultuoso ed agitato come a descrivere l’ingresso del Male che si introduce ovunque nell’Eden, in un perenne scontro con il Bene. Si procede con il brano Eve: Dio creò la donna, e le diede bellezza, leggiadria, dolcezza. I veloci voli sulla tastiera del pianoforte esprimono le caratteristiche della prima donna, Eva, che nel dipinto di Bosch sembra levitare dalla terra. La Vie Sur Terre è il brano in cui ripetitività e variazione esprimono il contrasto ed il frenetico movimento della vita. Il sottofondo musicale, con improvvise aperture di ritmi, ossessivi ed incalzanti, esprime il mutamento continuo. La vita è movimento, ma nel suo fluire, nulla è dato per scontato, tutto si sperimenta e si vive, razionalmente ed emotivamente. Si passa a Le Jardin des Délices: una melodia delicata, quasi da minuetto, apre il sipario ritmico sulla pienezza della vita, simboleggiata dal giardino, che si popola di situazioni ed emozioni che costituiscono l’essenza della vita. L’osservatore attento coglie però anche aspetti di ambiguità e perdizione ed è qui che la melodia evoca questa metamorfosi: si irrigidisce, assume una ritmica spigolosa, non più fluida e dolce. Sono le sfumature della vita che come un fiume scorre a tratti con dolcezza, a tratti impetuoso, specchio del dualismo controverso della nostra esistenza. Paradis Perdu prova a raccontare un Eden sfuggente, quell’aspetto della vita dell’Uomo fatto di addii, distacchi, devastazioni, problematiche. La melodia qui si fa struggente, si avvolge su se stessa per poi aprirsi nuovamente, con una sinfonia di suoni che esprimono il dramma dell’Uomo diviso tra lo Spirito e la dimensione terrena. Enfer Musical viene introdotto da un metronomo, quasi come un’attesa dell’accordo dei vari strumenti. Invece irrompono suoni violenti, cupi, ripetitivi, assordanti. L’assenza dell’armonia che non può esistere nell’Inferno, una sorta di resa dei conti della nostra esistenza. Il brano Le Monde Est Fable conclude l’album. L’intreccio di sonorità, i ritmi incalzanti e poi una melodia dolce subito “risucchiata nel vortice”, ci accompagnano nel finale, come a rimarcare una visione d’insieme sulla grande tavola della Vita, dove ogni Uomo ha il “suo racconto”, la sua Fabula.
Nell’album “Le Jardin des Délices”, così come nell’opera pittorica di Bosch, ognuno di noi troverà nel proprio “intimo” la giusta interpretazione, lasciando che siano la coscienza e la musica, arte libera e che libera, a tracciarne la narrazione.
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