“L’emergenza coronavirus ha reso evidente l’esigenza di accelerare il percorso di sviluppo della medicina territoriale al fine di dare risposte sempre più prossime al paziente e allo stesso tempo preservare la rete ospedaliera per quella che è la sua mission fondamentale: cura dell’acuzie e interventistica. L’obiettivo è creare il miglior modello possibile rispetto ai luoghi di erogazione di cura ed assistenza (Best Setting Model). L’assistenza ai pazienti oncologici costituisce uno scenario particolarmente adatto per tale sperimentazione, con lo scopo di migliorare la presa in carico complessiva del malato oncologico in un’ottica di qualità dell’assistenza, equità di accesso alle cure, migliore utilizzo delle risorse e potenziamento delle reti, attraverso la messa a sistema di tutti i soggetti in campo (pubblico, privato, farmacie, volontariato, caregiver).
Un esempio pratico in tal senso è un progetto pilota relativo alla presa in carico dei pazienti oncologici (o più in generale del paziente cronico) proposto da Irst all'Ausl Romagna, presso la Casa della salute di Forlimpopoli. Una realtà che conta 13mila residenti con 511 pazienti che hanno effettuato 17 accessi medi quotidiani alla struttura, ideale dunque per una progettualità che vedrebbe una risposta valida e coerente ai pazienti, in raccordo con l’Irst, ove l’oncologo di riferimento presiede il percorso diagnostico terapeutico assistenziale insieme all’infermiere case manager, mentre sul territorio è il medico di famiglia a rivestire un ruolo chiave con l’ausilio dell’“infermiere territoriale” che raccoglie le informazioni utili per il piano assistenziale e segue gli aspetti psicologico-relazionali, sociali, familiari dei malati, e dell’oss”, ha detto Mattia Altini, Direttore Sanitario Azienda USL Romagna
"L'oncologia sta cambiando in maniera molto profonda, con farmaci molto efficaci come gli immunoterapici e le terapie a bersaglio molecolare. È importante però capire che questi farmaci per essere pienamente efficaci hanno bisogno di essere inseriti in percorsi diagnostico terapeutici adeguati. Deve cambiare anche il modo in cui il sistema sanitario approva e utilizza questi farmaci. Bisogna avere la garanzia che esistono laboratori di diagnostica molecolare avanzata, che esistono laboratori di diagnostica molecolare avanzata, bisogna centralizzare questa diagnostica molecolare, bisogna imparare a valutare il farmaco non solo in relazione a sé stesso in quanto farmaco, ma come può modificare i percorsi assistenziali dei pazienti", ha dichiarato Pierfranco Conte, Direttore SC Oncologia 2 Istituto Oncologico Veneto e Coordinatore Rete Oncologica Veneta
Ufficio stampa Motore Sanità
Francesca Romanin - Cell. 328 8257693
Marco Biondi - Cell. 327 8920962
Fonte notizia
www.motoresanita.it