È appena giunta la notizia che il romanzo “E ascoltai solo me stesso” di Giovanni Margarone è finalista al Premio Letterario Città di Taranto.
In questo romanzo l’autore racconta di Jacques, un giovane della provincia francese, che durante il proprio percorso tardo adolescenziale conosce Michel Dubois, un anziano agricoltore di origine spagnola dal misterioso passato che vive un’esistenza solitaria nel sud della Francia, nei cui confronti la popolazione del paese nutre profondi preconcetti. In questa fase la vicenda umana di Jacques si arricchisce anche del rapporto sentimentale con la coetanea Josephine. Tali incontri, in un crescendo di subitanei colpi di scena, rappresenteranno per il protagonista dei naturali concetti paradigmatici della maturazione esistenziale, nonché una sorta di palingenesi, vista come rinascita spirituale e sociale non solo personale ma collettiva. E nel suo percorso, Jacques ascolterà solo e soltanto se stesso, sordo dei preconcetti che aleggiano nel suo paese, Saintes-Maries-de-la-Mer”.
Di “E ascoltai solo me stesso” il celebre artista e poeta Enrico Marras ha scritto: “In questo nuovo romanzo di Giovanni Margarone, ambientato nella Francia del sud, il protagonista principale narra il suo profondo percorso introspettivo, denso delle problematicità adolescenziali e della sua precipua intenzione di seguire solo ciò che sente dentro se stesso, con l’intento di sfuggire a qualsiasi tipo di preconcetto. Tale percorso è condizionato dal dramma della vicenda umana dal secondo protagonista del romanzo che intreccia con il narrante una profonda e speciale amicizia. Questo incontro rappresenta per l’autore Giovanni Margarone la palingenesi, vista come rinascita spirituale e sociale non solo personale ma collettiva, quasi un percorso catartico di redenzione magistralmente articolato dall’autore. La vicenda umana del protagonista principale si arricchisce con la relazione sentimentale con una fanciulla sua coetanea; incontro che nel suo cammino fra felicità e incomprensioni, idillio e dramma, risulterà fondamentale nello sviluppo della sua dimensione umana. Meritano un’analisi di estremo interesse storico i capitoli della narrazione autobiografica del secondo protagonista, in una sorta di condivisione simbiotica col principale, sugli atroci eventi che hanno contraddistinto la guerra civile spagnola (con la menzione alla città di Guernica e ai suoi avvenimenti tragici, proiettati in modo indelebile nella storia attraverso il capolavoro di Picasso) e il conseguente dramma dei profughi spagnoli antifranchisti, dei quali Michel faceva parte, in terra francese. Questo tema viene affrontato da Margarone con momenti d’intensa umanità ove il “pathos” della narrazione crea un ineludibile parallelo con le analoghe migrazioni dei nostri tempi. I personaggi descritti dall’autore, anche quelli apparentemente in secondo piano, si animano con energia e vivacità durante l’evoluzione del racconto. Certamente i personaggi maggiormente pervasi di emotività narrativa restano il secondo e il terzo protagonista, che sono da considerarsi a pari titolo con il principale. Entrambi rappresenteranno per il narrante dei naturali concetti paradigmatici della maturazione esistenziale.
Ma si evince nel protagonista principale un tormento che rende manifesta la passione dell’autore (elemento ravvisabile anche nei precedenti romanzi, “Note fragili” e “Le ombre delle verità svelate, Kimerik Edizioni, 2018) per la cifra letteraria di Dostoevskij, ove sovente la salvezza viene raggiunta in un ineluttabile itinerario di patimenti e afflizioni, come nel Raskolnikov di “Delitto e Castigo” o nella figura di Arkadij del meno noto “L’Adolescente”. Giovanni Margarone, autore ligure, ma ormai friulano d’adozione, alla sua quarta fatica letteraria, si rivela sempre più padrone delle sue storie muovendosi in uno stile attento a coniugare il contemporaneo con la lezione dei classici da lui amati, inquadrabili in particolare fra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento, dalla descrizione dei processi interiori individuabili in un’attenta analisi della cifra proustiana (“Recherche”) o all’evidente insondabilità umana di pirandelliana memoria. Margarone, in un susseguirsi d’intrecci narrativi, insegue i suoi personaggi sviluppandone l’essenza da diversi angoli di visuale, costringendoci ad affrontare la natura umana nei suoi aspetti più impenetrabili e controversi che, una volta scandagliati, raggiungono la salvifica consapevolezza del dubbio”.
"Alle volte – ha dichiarato subito lo scrittore - fanno bene le belle notizie, in quest’anno così assurdo in cui la cultura però non si è fermata e le attività in campo letterario sono proseguite, grazie a gente meravigliosa come sono coloro che fanno parte della Giuria di questo premio. A loro va il mio grazie, onorato, commosso e rinfrancato, per questo ventesimo premio che vinco. Grazie a tutti! La premiazione avrò luogo a Taranto il 18 settembre, alla quale non potrò presenziare per motivi di salute".