"Se si sa cosa si vuole, non esiste l’impossibile” questa frase racchiude in sé il significato del libro di Cesare Emanuele Preve (Ed. Le Cromiche, 2020, con la prefazione di Franco Manzitti). Un imprenditore con praticamente due vite, una vissuta in Argentina, tra la pampa sconfinata, i grandi spazi, i grandi fiumi e una città-stato come Buenos Aires; e l’altra, in Italia, tra la sua Genova e la pianura padana del riso, tra Robbio Lomellina, Vercelli, Mortara. Sì perché il riso, in questa storia è il fil rouge. Protagoniste invece sono quelle “regole” (“Le mie leggi” per l’appunto) economiche di una vita da imprenditore tra i più curiosi e “globali”; mentre “i suoi eroi” sono i personaggi che Preve ha scelto nel suo cammino. Eroi vicini, della sua vita vissuta, ma anche grandi figure “storiche” da lui non conosciute, che comunque hanno segnato la sua esperienza di uomo, di figlio, di padre, di imprenditore, molto più di altre.
Originario di navigatori, specializzati nel trasporto di valori (il nonno morì in uno scontro con i pirati tunisini) e in missioni delicate (come pagare riscatti), suo padre decise di attraversare l’Atlantico e approdare in Argentina per sfruttare la coltivazione del riso, attività in essere da sei generazioni. Con la grande esperienza maturata in sudamerica il padre Riccardo (nato nel 1892) crea il Marchio Gallo in Europa.
Cesare Preve, nella sua attività professionale, era sempre alla ricerca di nuove idee, senza fermarsi mai alla frontiera del mondo conosciuto della sua industria, andando ad imparare da gente che faceva altro. Tutto questo lo ha portato ad innovare.
Nei suoi racconti spuntano nomi del calibro di Evita Peron, Steve Jobs, Salvatore Ferragamo, Juan Manuel Fangio accostati a persone forse meno conosciute alla massa ma che grazie ad una propria passione sono riusciti ad emergere e ad essere i “migliori”: ognuno di loro è stato di ispirazione di insegnamento per l’autore.
“Se non abbiamo palme alta da afferrare per guardare l’orizzonte, possiamo perderci irrimediabilmente, disorientati, o strappati via dal vento”. Che ad una lettura più attenta potrebbe apparire come: se non hai punti di riferimento, cercali altrove.
«Ho già il titolo del libro: “Le mie leggi e i miei eroi”. Lì ho capito che la sua intenzione andava ben oltre a quella spinta tentazione così comune, che c’era un’idea, quella che noi giornalisti chiamiamo la notizia, il qui. Voleva dire che nella sua testa esisteva non il progetto di un tradizionale “amarcord”, di un racconto famigliar-aziendale, ma qualcosa di più e, soprattutto, di molto più pensato» (dalla prefazione di Franco Manzitti).
Cesare Preve, classe ’37, vive a Genova; e attualmente si trova in Argentina, dove è rimasto confinato a causa dell’emergenza COVID-19.
Fonte : Top1 Communication Ufficio Stampa Comunicazione e Promozione
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