"Siamo entrati nella fase 2 della pandemia COVID19 e dal punto vista della medicina territoriale dobbiamo fare tesoro dell’esperienza appena fatta nella fase acuta dove, la Campania ha dato risposte positive. Da questa esperienza, nella regione Campania sta crescendo una medicina territoriale ancora più forte, dove vi è tutto il comparto sanitario coinvolto, dal medico di medicina generale al pediatra di libera scelta e al medico di continuità assistenziale, al fine di consentire ad ogni singolo cittadino campano di essere al centro del sistema cura. E' stato approvato dalla Regione Campania un piano di presa in carico assistenziale, elaborato dall'Unità di crisi, per i pazienti COVID trattati a domicilio, che vede anche qui coinvolte tutte le figure professionali: dal medico di medicina generale, agli specialisti ambulatoriali, l'USCA e i farmacisti, attraverso una piattaforma informatizzata regionale che permetterà le migliori azioni da porre in essere per la Fase 2”, dice Enrico Coscioni, Consigliere del Presidente della Regione Campania per la Sanità
“La terribile esperienza del Covid-19 conferma l’importanza di un servizio sanitario territoriale capillare, basato sulla rete dei medici di medicina generale e su quella delle farmacie, che consenta di spostare l’assistenza sul territorio ogniqualvolta sia possibile, lasciando gli ospedali ai malati con acuzie e mantenendo anziani e fragili a casa, lontano da fonti di contagio”. Spiega Roberto Tobia, Segretario Nazionale Federfarma “Questo è reso possibile anche grazie all’innovazione tecnologica e alla telemedicina. Si conferma quindi la necessità di un crescente coinvolgimento nell’organizzazione del servizio sanitario della farmacia, istituzione che in queste lunghe settimane di epidemia sta dando un contributo notevole alla tutela della salute della popolazione: informa, rassicura, fa argine a un accesso improprio ai pronto soccorso, permette ai cittadini di avere sotto casa (o anche a domicilio se necessario), senza spostamenti, farmaci solitamente da ritirare nelle strutture pubbliche. Permette anche di accedere comodamente a servizi aggiuntivi di alta valenza sociosanitaria quali telemedicina, appunto, test diagnostici di prima istanza, screening di prevenzione, ecc.”, conclude Tobia
“L’emergenza Covid ha accelerato il cambiamento in alcuni ambiti nei quali c'era un'evoluzione già in atto, ma ancora molto lenta. Negli ospedali abbiamo realizzato in pochi giorni interventi che in tempi normali avrebbero richiesto mesi e analogamente abbiamo dovuto e dovremo aggiornare anche le modalità di erogazione di alcuni servizi. Penso ad esempio alla gestione dei pazienti cronici: in ULSS 8 Berica, come in tutto il Veneto, avevamo già intrapreso un percorso per favorire una presa in carico senza ricorrere all'ospedale, attraverso l’ADI e le Medicine di Gruppo Integrate. Oggi, di fronte alla necessità di un controllo più rigoroso degli accessi negli ospedali, puntiamo a proseguire su questa strada anche ricorrendo alle nuove tecnologie. Già durante il lockdown alcuni nostri reparti hanno svolto a distanza, mediante telefono e videochat, le visite di controllo e la verifica dei piani terapeutici. Un cambiamento epocale che è stato subito accolto con ottimi riscontri sia dal personale sanitario sia dai pazienti”, racconta Giovanni Pavesi, Direttore Generale ULSS 8 Berica
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