Giuseppe Galizia, musical performer e direttore Area Dance Milano: “In un momento così delicato, mentre tutte le attività commerciali ‘scaldano i motori’ per la riapertura delle saracinesche, abbiamo capito che le parole chiave per questa riapertura sono: distanziamento e dispositivi di sicurezza
E così i nostri telegiornali sono invasi da servizi che hanno come protagonisti direttori di hotel o manager di ristoranti che spiegano, con dovizia di particolari, le misure di distanziamento che saranno effettive dopo la riapertura: i tavoli disposti a distanza di sicurezza, il numero di persone ammesso nelle strutture, i dispositivi acquistati per garantire la sicurezza tra i clienti.
La danza è un’arte affascinante dove il danzatore ‘prova e riprova’ le sue sequenze guidato da un coach (insegnante) che ne corregge gli errori. Ogni singolo passo viene provato centinaia di volte al fine di migliorarne la dinamica e l’estetica.
Le misure di distanziamento previste per gli altri sport sono assolutamente percorribili anche nell’ambito danza. Quindi ci aspettiamo che quando saranno possibili gli allenamenti indoor, al chiuso, anche noi potremo ripartire.
Il grosso dilemma sarà se verremo considerati come centro sportivo, cosa che siamo a tutti gli effetti anche per il CONI, o scuola di ballo. C’è molta confusione su questo argomento perché si confonde il ballo di sala (quello a coppie, che prevede contatto essenziale per la pratica) con la danza praticata nelle scuole o meglio, centri sportivi: questa pratica spazia dalla danza classica, alla danza moderna, alla danza contemporanea, al musical o al tip tap. In queste danze citate l’attività può essere svolta rispettando i dettami del distanziamento sociale.
Chiediamo quindi di non essere lasciati per ultimi e, soprattutto, che le misure prevedano norme equiparate alle attività commerciali che via via si apriranno.
Le immagini che abbiamo scattato sono una simulazione dello scenario che ci aspetta in un futuro prossimo: vogliamo riprendere le nostre attività ben coscienti del fatto che, come affermato da tanti epidemiologi, dovremo convivere con questo virus per ancora un po’ di tempo. Chiediamo ascolto al governo, alle regioni, al comune.