La pandemia causata dal coronavirus ha riportato al centro dell'attenzione mondiale i microrganismi acellulari: caratteristiche, origine ed effetti le domande più in voga. Ma chi ha scoperto come combatterli? Le risposte nel saggio pubblicato all'interno di una delle opere più importanti di Federico Motta Editore.
Federico Motta Editore: Gilberto Corbellini e la scoperta del primo virus
Curata da Umberto Eco, "Età Moderna" è una raccolta di saggi che trattano il periodo storico che va dal XV secolo fino al Novecento. Pubblicata da Federico Motta Editore, l'opera contiene ampie dissertazioni su numerosi ambiti, dalla storia alla letteratura, dalla filosofia alla comunicazione, dalle arti fino alle scienze. In uno dei volumi Gilberto Corbellini, noto epistemologo di fama internazionale, si è dedicato alle origini dell'immunologia in un saggio dal titolo "Sviluppo e difese dell'organismo". Nel suo elaborato si scopre subito che i virus erano microrganismi completamente sconosciuti fino alla fine del XVII secolo, ma il concetto di immunizzazione era già noto da Tucidide in poi. Ovviamente, si trattava di un processo del tutto naturale: in generale, il sistema immunitario umano è infatti capace di riconoscere un microrganismo patogeno che ha combattuto con successo la prima volta e di conseguenza risulta più difficile ammalarsi in seguito a causa dello stesso agente. Tuttavia, come si evince dall'opera stampata da Federico Motta Editore, prima del 1898, anno in cui Martinus Willem Beijerinck scoprì il primo virus, nessuno era a conoscenza dei meccanismi di diffusione delle malattie.
Federico Motta Editore: la nascita dell'immunologia come scienza clinica
Nel momento attuale, dove a causa del Covid-19 circolano migliaia di fake news sui virus, il saggio pubblicato da Federico Motta Editore può chiarire le idee. Si scopre che il primo vaccino fu scoperto da Edward Jenner: il medico britannico creò, ricavandolo da animali infetti, quello contro il vaiolo. Un esperimento che ridusse enormemente i decessi causati dalla malattia. Era il 1796, ed è a tutti gli effetti l'anno della nascita dell'immunologia intesa come scienza. Ma dei virus come li intendiamo oggi, vista anche l'impossibilità di vederli al microscopio, al massimo se ne ipotizzava l'esistenza. Bisogna infatti aspettare la scoperta di Martinus Willem Beijerinck, microbiologo e botanico olandese: studiando le scoperte di Dimitri Ivanoskij sulla malattia del mosaico che colpiva le piante di tabacco, fu il primo a isolarne il virus nel 1898. Pochi anni prima Louis Pasteur, che già ipotizzava l'esistenza di microrganismi portatori di malattie, fece una scoperta che avrebbe rivoluzionato l'immunologia: un agente patogeno attenuato, se iniettato al paziente, poteva renderlo immune. Dal 1879 si inizia dunque a parlare di immunizzazione artificiale attiva e quindi di vaccini. Il percorso storico, promosso da Federico Motta Editore, si rivela prezioso anche per l'attualità: le esperienze, le storie e i punti di vista del passato sono infatti risorse da sfruttare per affrontare i problemi moderni.
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