Presentando un autore come Tiziano Papagni e la sua opera “L’angelo dalle ali spezzate”, posso ben sintetizzare con questa definizione: è una persona che ama così tanto la poesia da farne una ragione di vita.
Quando ha iniziato a interessarsene tanto da arrivare a scriverne lei stesso?
Sono arrivato a scrivere verso i quattordici anni, età in cui ero pervaso da conflitti famigliari tuttora presenti e crisi di amicizia. Avevo pochi amici fidati e con loro, ricordo, mi confidavo raccontando quasi ogni cosa. Col passare degli anni, ho cercato di essere più felice nonostante tutto, ma la vera forza e felicità le ho trovate sempre nella scrittura.
C’è stato un autore che, in modo particolare, ha influenzato la sua scrittura? E perché?
Se devo dirla tutta, ci sono due autori che mi rispecchiano e colpito. Il primo è Petrarca e il secondo Leopardi: due mostri sacri della letteratura italiana. Si può intuire, dunque, che il mio è uno stile arcaico e non di certo contemporaneo, ma scrivo anche in stile libero senza obbedire ad una metrica, nonostante ne riconosca la funzione musicale. Il perché? Premetto che quasi tutte le opere mi rispecchiano. Molti descrivono questo stile "vecchio", non credo però sia l'affermazione esatta: decisamente infonde una letteratura "antica", con stupendi idiomi intrecciati.
Qual è, secondo lei, il ruolo che la poesia, oggi, dovrebbe ricoprire?
L'etimologia della parola poesia è da ricollegare al latino poēsis e al greco ποίησις, che ha il significato di generare, procreare. La poesia è, in altri termini, il frutto della creazione artistica che raggiunge vette tanto sublimi quando riesce a trasfigurare il dolore, la sofferenza, le tragedie in bellezza estetica ed etica. Oggi, seppure sia un settore letterario di nicchia, la poesia dovrebbe far riscoprire quella sua bellezza artistica nelle umane genti. Tutti di corsa, sempre più stressati... io credo, quindi, che la poesia con la sua musicalità possa essere un toccasana, una sorta di relax in questa società.
Nel suo libro: “L’angelo dalle ali spezzate” troviamo versi che testimoniano la felicità di una donna innamorata del suo uomo, ma anche il tradimento di quest’ultimo e la conseguente depressione che la porta a maledirlo, pur non cancellando del tutto la dolcezza di alcuni momenti condivisi. Solo nella maternità ci sarà il riscatto dal dolore e la consapevolezza di doversi porre delle domande per assolvere al meglio il difficile ruolo di genitore.
Fra pochi giorni diventerò madre.
Cosa insegnerò a mia figlia?
Le dovrò dire
“Che la vita è bella”
“che il mondo è giusto”
“che non si soffre”
“che non è dura”
“che la ricchezza non è tutto”
“che la bellezza non è
un passaporto per il successo”
Ma quando crescerà e si accorgerà
che ho mentito,
con che coraggio potrò
ancora incrociare il suo sguardo?
La maternità, quindi come via di fuga da una vita sbagliata e dal dolore. Ritiene che sia sempre e comunque così e che sia l’unica?
La gravidanza, a mio avviso, è gioia. Tutte le donne vorrebbero un figlio o figlia da tenere stretti tra le braccia, da baciare per sentirsi la donna più felice al mondo. Se nel trascorrere della vita ci sono stati momenti bui, automaticamente un figlio li cancella... almeno parzialmente, perché poi è ovvio che i ricordi rimangono impressi. Io un figlio lo vedo esattamente come correre a perdifiato in un prato di fiori. Da grande, poi, occorre esplicare tutta la verità, anche se macchiata e non limpida come si crede.
Ritiene che l’editoria stia trascurando la diffusione della poesia di autori contemporanei perché considerata di nicchia e, di conseguenza, per un pubblico ristretto?
Certo, alcuni editori storcono il naso quando si propone loro un manoscritto di poesie. Affermano che nessuno le legge più. Io credo, invece, sia il contrario. Mi accingo ad entrare nelle librerie e quando sono all'interno sento sempre qualcuno che chiede un volume poetico non di autori iperconosciuti bensì emergenti. Il mio editore punta sulla poesia e ne sono fiero. La Lfa Publisher spazia da narrativa a saggi, fumetti e poesie.
Intravede una possibile inversione di rotta di questa tendenza?
Una inversione di rotta da parte degli editori nell'essere malleabili pubblicando poesie? Tassativamente no. Non cambieranno politica. Ogni casa editrice, poi, tratta un genere… Quello della poesia in pochi. Dirò di più: quello dell'editoria è un mondo di “cannibalismo”. Mi spiego: una casa editrice può anche pubblicarti poesie ma, sicuramente, non è free ma eap. Che differenza c'è?: l'eap (editori a pagamento) pubblica tutto quello che si vuole in cambio di una cospicua somma e obbligo di acquisto copie, una casa editrice free non chiederà mai un euro e potrà pubblicare come no, diversamente, appunto, dalle eap, che con il danaro illudono lo scrittore.
Riguardo al suo futuro, oltre a scrivere poesie, pensa di sperimentare anche ad altre forme di scrittura?
Gli scrittori continuano a scrivere e a evolversi nei generi e nelle vicissitudini della società attuale. Cambio genere: scrivo un romanzo sulla violenza di genere, ma non vorrei fare troppo spoiler. Continuo, comunque, a depositare le mie sensazioni, i miei sentimenti su carta.