Raccontare una storia è l’arte più antica del mondo e, per dirla con Baricco, non sei perduto finché ne hai una da condividere: il punto è come scegliere di raccontarla.
Quando sei di fronte ad un capolavoro immortale come Tosca, costruito sulla perfezione dell’incontro tra musica, testo, orchestrazione e drammaturgia, tutto ciò che puoi fare è prodigarti al massimo per avvicinare più gente possibile a teatro, raccontarla nella loro “lingua”, renderla ancor più intellegibile inserendo spunti contemporanei che ne amplifichino l’immortalità.
Uno dei linguaggi possibili da utilizzare in questo caso e’ senz’altro quello cinematografico: Polina Gerasimova, che abbiamo già potuto apprezzare ad aprile scorso per il 3d mapping de “L’Arca di Noè sarà il braccio destro della visione del regista Orlin Anastassov, che giocherà sulle prospettive degli spazi scenici e mentali dei personaggi. “Ne è un esempio il secondo atto: lo spazio vitale (e psicologico) della protagonista si restringe sempre più in un crescendo di scene claustrofobiche che la circondano via via come una tigre in gabbia – ci anticipa il regista – e non mancheranno citazioni bibliografiche a tinte horror prese in prestito da un genio del genere quale Stephen King!”.
Dunque da un’opera prettamente per bambini, pensata e costruita su piccoli grandi protagonisti, come L’Arca di Noe’, il Maestro Anastassov si cimenta stavolta con una sorta di “noir”, nel totale rispetto ovviamente dello spartito e della natura non soltanto dei personaggi, ma degli interpreti stessi: “Lavorare con grandi professionisti del palco che siano non soltanto bravi cantanti, ma anche attori efficaci, mi da’ la possibilità di costruire i ruoli complessi, umani, che vadano al di là degli stereotipi:
PAOLETTA MARROCU, una collega con cui ho immediatamente riscontrato un certo feeling a livello scenico, mi piacerebbe incarnasse una Floria Tosca elegante, diva, delicata nell’aspetto, seppur determinata nelle sue scelte; che faccia gran contrasto con VENTSESLAV ANASTASOV, un barone Scarpia tanto “affettato” in pubblico, quanto grezzo e rude nella sua quotidianità, che quando sveste i panni del timorato uomo di Dio diventa un satiro. In contrapposizione alla grande raffinatezza della protagonista, vedo anche MIKHEIL SHESHABERIDZE, alias Mario Cavaradossi, un interprete in grado di sprigionare un’enorme quantità di energia sul palco, a volte quasi incontenibile: per cui non lo intendo come il giovane pittore romantico dedito alle tinte pastello del ritratto dell’Attavanti, ma come un eroico e forzuto idealista pronto a spezzare le catene della tirannide in un liberatorio “Vittoria vittoria!” e a prendere a schiaffi il popolo per scuoterlo dal torpore”.
Un altro contrasto voluto dal regista è quello tra i costumi d’epoca e l’impostazione generale comunque contemporanea dei fondali, degli scenari e delle attitudini dei personaggi.
Articolo scritto da:Kiki
Fonte notizia
tosca-summerarena-soverato.publidema.com