Gli analisti di Moody’s non credono alle mirabolanti promesse di crescita contenute nella bozza della legge di bilancio. E non hanno torto nell’averci declassato. Saranno anche antipatici e prevenuti, ma dare fiducia a un esecutivo che offre al mondo il triste spettacolo di questi giorni, sarebbe stato dal loro punto di vista un atto di incoscienza professionale. Le agenzie di rating formulano un giudizio sulla solvibilità e sulla serietà dei debitori. Il loro voto orienta (e obbliga in qualche caso) le scelte di investitori, tra i quali molti fondi pensione di lavoratori di altri Paesi che hanno acquistato titoli del debito pubblico italiano. Risparmiatori come lo sono — e qui vanno solennemente ringraziate — le famiglie italiane. Infaticabili formiche.I famigerati mercati non sono formati solo da speculatori, come vorrebbe la retorica di governo. Squali della finanza che pur esistono e purtroppo prosperano scommettendo al ribasso. Il risparmio privato è considerato, per fortuna, da Moody’s, un elemento di forte stabilità del nostro sistema.Un cuscinetto (buffer) in caso di futuri shock. Ciò non deve essere motivo di conforto, ma di ulteriore preoccupazione. Perché il valore di mercato del nostro risparmio si è già significativamente ridotto con lo spread oltre i 300 punti. Siamo più poveri. E non vogliamo pensare a che cosa potrebbe accadere se la situazione finanziaria del Paese precipitasse. Quello che dicono a mezza voce molti osservatori stranieri (implicito nel giudizio negativo di Moody’s) è, ridotto in termini brutali, che l’Italia sovranista sarà costretta prima o poi a sacrificare il risparmio privato sull’altare del debito pubblico. Le virtù private, i sacrifici di lavoro soprattutto dei più deboli (i grandi capitali se ne sono già andati all’estero) duramente colpiti, stracciati dall’immenso vizio pubblico.
Fonte notizia
www.corriere.it opinioni 18_ottobre_20 veri-danni-falsi-stupori-746d2922-d496-11e8-ba10-7fdf35550b0a.shtml