Recentemente una nuova truffa diffusa via email sta interessando migliaia di persone: un finto hacker chiede un riscatto in bitcoin per non diffondere video intimi. Leggendo la notizia viene spontaneo domandarsi se si tratti di realtà o di un episodio di Black Mirror.
La serie britannica ideata da Charlie Brooker racconta di situazioni grottesche nate dall’introduzione di nuove tecnologie. L’aderenza quasi scientifica agli sviluppi tecnologici, robotici e dell’intelligenza artificiale, ha reso la serie unica nel panorama attuale. Da quando è uscita, vi sono stati diversi casi in cui gli episodi distopici si sono poi verificati nella realtà, tanto da arrivare a parlare di “profezie di Black Mirror”.
La truffa-ricatto in bitcoin e “Shut Up and Dance”
La maxi estorsione che sta dilagando in questi giorni, ci porta alla mente il terzo episodio della terza stagione di Black Mirror, “Shut Up and Dance”. Il protagonista dell’episodio è un adolescente di nome Kenny, entrato nel mirino di un hacker dopo aver scaricato un software per ripulire il computer colpito da malware. L’episodio è l’emblema di un’era in cui diventare popolari online per motivi imbarazzanti terrifica, perché una volta diventati materiale virale le persone entrano nello sconforto più totale e a fare paura è l’invasività degli hacker, la cui capacità di entrare nei computer di chiunque non è poi una realtà così fantascientifica.
Il Social Credit cinese e Nosedive
Grazie alle tecnologie per l’analisi dei big data, dal 2014 in Cina si sta sperimentato il Sistema di Credito Sociale, che potrebbe diventare obbligatorio per tutti gli abitanti nel 2020. Il progetto vuole attribuire a tutti i cittadini dei punteggi e riserva dei benefit a chi ottiene uno score alto, penalizzando chi non si comporta bene, proprio in stile “Nosedive”. Il primo episodio della terza stagione di Black Mirror, infatti, mostra una società ossessionata dai punteggi social che ogni cittadino attribuisce agli altri.
L’Intelligenza Artificiale: Be Right Back e il caso Kuyda
Ancor più impressionante è la coincidenza tra il primo episodio della seconda stagione di Black Mirror, “Be Right Back” e quanto è accaduto nell’ottobre 2016, quando Eugenia Kuyda ha ridato vita ai morti grazie all’Intelligenza Artificiale. La programmatrice russa, grazie al machine learing e ai dati raccolti da email e social network, ha permesso ad un chatbot di replicare le risposte che un suo amico defunto avrebbe dato alle sue domande.
Guardando Black Mirror lo spettatore si sente disorientato, soprattutto perché la serie è rivolta al futuro ma in diversi episodi ritroviamo delle tecnologie che non si discostano dalla realtà. Tuttavia bisogna tenere a mente che le “profezie di Black Mirror” sono frutto di un’analisi accurata della realtà e sullo schermo sono state trasmesse delle possibili conseguenze. Ormai è risaputo che non è da demonizzare la tecnologie in se, ma l’uso che si fa del mezzo.
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