GESTIONI IMMOBILIARI
Alfredo Romeo e la Romeo Gestioni con il suo management, sono degli innovatori del metodo di gestione dei patrimoni immobiliari.
La Romeo Gestioni è una delle aziende che ha saputo identificare i fattori di svantaggio in elementi di competitività superando retaggi culturali e pregiudizi;
- ha un fatturato di circa 130 milioni di euro, i suoi committenti spaziano tra privato e pubblico: I comuni di Roma, Firenze, Venezia, Milano e anche Napoli, la città in cui vive Alfredo Romeo, e che lo vede tra i maggiori imprenditori nel settore della gestione immobiliare.
Per i servizi erogati da Alfredo Romeo e la Romeo Gestioni hanno beneficiato anche enti come Inps, Inpdap e Inpdai, le università di Bari e Caserta, il Palazzo di Giustizia di Napoli, i Ministeri dell’Economia, degli Interni, della difesa, delle Infrastrutture, il Quirinale, la Corte dei Conti, il Consiglio di Stato, ed anche Palazzo Chigi.
ALFREDO ROMEO - GESTIONI IMMOBILIARI
Ma guardiamo lo scenario: Alfredo Romeo e la Romeo Gestioni operano prevalentemente in territorio Italiano nel campo della gestione immobiliare.
L'Italia è il paese in cui non ci si è ancora resi conto che gli imprenditori sono la chiave di volta per uscire dalla crisi ed avviare un processo di modernizzazione e riforme.
Riforme che lancino l'Italia nell'economia del futuro, riforme che devono riguardare anche l’ambito della giustizia la quale deve saper tutelare non solo i diritti dei cittadini ma anche quelli degli imprenditori.
L'avv. Alfredo Romeo, parlando del suo modo di fare impresa e in particolare nella gestione immobiliare, sostiene che in Italia è necessario contrastare quel sentiment anti-impresa, e fare le necessarie riforme per abbattere le barriere deterrenti.
Una delle barriere è l'elevata pressione fiscale, la burocrazia contorta che opprime le aziende, il difficile accesso al credito, e poi occorre ridurre i tempi dei pagamenti verso i fornitori da parte dello Stato.
ALFREDO ROMEO - SERVIZI NELLE GESTIONI IMMOBILIARI
Per una crescita reale e sostenibile è necessario che ci siano i presupposti per poter fare impresa:
- Alfredo Romeo propone il Global Service, offrire dei servizi nella gestione immobiliare e alcuni tra questi sono: le dismissioni e le cartolarizzazioni immobiliari, i censimenti dei beni demaniali non edificati, la gestione delle multe, il City global, e la gestione dei patrimoni stradali.
Alfredo Romeo, l’imprenditore innovatore premiato da Epic “per aver introdotto in Italia il modello di gestione dei servizi immobiliari e contribuito in misura determinante alla modernizzazione del mercato”.
Un imprenditore napoletano che della apertura di spazi di nuovi business ha fatto il suo “know how” in oltre 25 anni di carriera ed ha contribuito allo sviluppo dell’economia italiana, ma vive sulla propria pelle l’ostilità e i pregiudizi;
- la sua brillante carriera è minata da attacchi continui e sistematici contro la sua persona e le sue Società, perché?
Cosa non gli viene perdonato?
Probabilmente proprio il suo successo costruito con tenacia partendo dal nulla.
ALFREDO ROMEO - VICENDE MONTATE AD ARTE PER UNA GOGNA MEDIATICA
Gli attacchi che Alfredo Romeo e la Romeo Gestioni sono costretti a subire e a difendersi sottraendo al lavoro energie in termini di tempo e risorse sono sistematici e cadenzati eccone una sintesi:
E’ il 2014 l’anno di inizio dell’annosa vicenda relativa all’appalto del Cardarelli vinto dalla Romeo Gestioni.
Vicenda che tra ricorsi e controricorsi si protrae per 4 lunghi anni.
Ma la Romeo Gestioni, con un Decreto del Consiglio di Stato, resta operativa al Cardarelli, confidando proprio nella decisione finale del Consiglio di Stato.
Un altro episodio è quello di "Affittopoli", viene montato ad arte e ingigantito dai media un caso che riguarda il canone di affitto pagato dal circolo nautico Posillipo e dal circolo del Tennis e ancora una volta viene coinvolto Alfredo Romeo e la Romeo gestioni.
Ma non si dice o si omette di dire con maestria, che la Romeo Gestioni non gestisce il Patrimonio immobiliare del Comune di Napoli sin dal dicembre 2012.
Romeo Gestione non può essere coinvolta nella mancata riscossione dei canoni che vanno dal 2013 al 2018, dei predetti circoli.
ALFREDO ROMEO - IL GIARDINO DI VILLA ROMEO
Ad Alfredo Romeo non vengono risparmiati anche gli attacchi personali come nella vicenda di Villa Romeo, come è stata definita dai media.
Una vicenda che si è conclusa con lo smantellamento di un magnifico giardino antistante la sua abitazione di Posillipo, perché in area demaniale.
Queste le parole di Alfredo Romeo sulla vicenda: “La bellezza è un dono, non una proprietà ed io non mi sono mai impossessato di niente;
quelle piante che ho voluto e che ho visto crescere erano di tutti, non ho mai interdetto l’accesso in quell’area a nessuno”.
ALFREDO ROMEO - IL CASO CONSIP
La macchinazione della vicenda montata ad arte sul “caso Consip” è la più eclatante: Il caso Consip, che ha visto una campagna di odio e sottoposto Alfredo Romeo ad una gogna mediatica, false accuse.
Una manipolazione delle prove che un autorevole giornalista ha definito come il Watergate italiano, è adesso nelle mani della magistratura che per fortuna è ancora un organo indipendente.
L'avv. Alfredo Romeo ha dichiarato la sua totale estraneità ai fatti ed è certo che verrà fatta piena luce su questa vicenda torbida e con tanti lati oscuri.
Ma chi pagherà i danni morali quando verrà accertata con sentenze la verità?
Il rullo dei tamburi dei media continua fino a quando non arriva un’altra gogna di cui occuparsi.
Tutti tacciono ad eccezione di qualcuno come nel caso de “Il Giornale” di cui riportiamo di seguito l’articolo pubblicato il 07/01/2018, ma chi, come Alfredo Romeo e la Romeo Gestioni di queste vicende ne è stato e lo è ancora, suo malgrado protagonista, ne rimane segnato, vede la propria vita stravolta, e allora c’è da chiedersi:
Ma quanta determinazione occorre per continuare il proprio lavoro come prima?
IL GIORNALE:
Niente più show a favore di telecamere e ipotesi di sentenze a mezzo stampa. Con una circolare di qualche giorno fa, ma in realtà con un modo di comportarsi che ha messo le cose in chiaro fin dal giorno del suo insediamento, Gianni Melillo vira verso un garantismo che non si era mai visto dalle parti del 41esimo parallelo vesuviano. Il capo dei pm ha infatti rigorosamente vietato la diffusione delle foto dei disgraziati di turno, incappati nelle maglie della giustizia, richiamando i magistrati alla «cura delle condizioni di efficace tutela delle dignità delle persone sottoposte ad indagini o comunque coinvolte in un procedimento penale». Un invito che «appare prosegue Melillo, ex procuratore aggiunto antimafia nel capoluogo campano ed ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando maggiormente meritevole di attenzione qualora la persona coinvolta versi in condizioni di particolare vulnerabilità, come nel caso in cui sia privata delle libertà personale».
La stretta voluta da Melillo è motivata da un combinato disposto che come ha spiegato Il Corriere del Mezzogiorno intreccia l'articolo 25 del codice della protezione dei dati personali (il divieto della comunicazione e diffusione dei dati personali), l'articolo 8 del codice deontologico dei giornalisti (tutela della dignità della persona) e infine l'articolo 8 della convenzione europea dei diritti dell'uomo.
«Il sistema normativo vigente si legge ancora nella circolare del procuratore impone il raggiungimento di un ponderato equilibrio tra valori diversi contrapposti, tutti di rilievo costituzionale, stante l'esigenza di un necessario contemperamento tra i diritti fondamentali della persona, il diritto dei cittadini all'informazione e l'esercizio della libertà di stampa».
Parole nuove nella procura dove ha lavorato il capitano dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, indagato e sospeso dal servizio per aver manomesso l'informativa su Tiziano Renzi e Alfredo Romeo nel filone aperto da Henry John Woodcock, e dove le fughe di notizie, soprattutto nei procedimenti ad alto tasso mediatico, erano all'ordine del giorno. Così com'erano all'ordine del giorno le conferenze stampa dei suoi predecessori, Giandomenico Lepore e Giovanni Colangelo, che avevano una potenza di fuoco devastante per gli indagati che dovevano affrontare prima il processo di piazza e poi quello davanti ai giudici. Con esiti non sempre corrispondenti alle ipotesi d'accusa, peraltro.
E, proprio in occasione della presentazione napoletana del libro di Annalisa Chirico, «Fino a prova contraria», Melillo, questa stortura, l'aveva stigmatizzata con parole chiare e inequivocabili che sono parse come un monito nei confronti degli inquirenti più «disinvolti» dell'ufficio.
«Ho deciso di superare ogni rappresentazione celebrativa del lavoro del pm, ho smesso di fare conferenze stampe, non faccio comunicati stampa se non per correggere informazioni errate aveva detto:
Non mi sentirete mai parlare di clan disarticolati o sgominati, né di note stampa per dire che «è stato accertato», dal momento che l'unico luogo di accertamento possibile è il processo». E non le pagine dei giornali. A parecchi «magistar», star della toga, staranno fischiando le orecchie.
fonte: Il Giornale.it
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