Quanto ci è voluto per farlo ammettere, e pensare che c’era chi lo ritenesse innocente . Gianluca Santoni ha analizzato più volte il caso di Pamela
La prima svolta, che può dare alle indagini un nuovo impulso e far sì che gli inquirenti si concentrino su nuovi elementi, è arrivata da parte di Innocent Oseghale, interrogato per l’ennesima volta e, ad oggi, ancora detenuto nella Casa circondariale di Marino del Tronto, in provincia di Ancona. Il nigeriano, infatti, parlando con gli inquirenti ha ammesso di non aver aver violentato la giovane e di non averla uccisa. Pamela – secondo quanto si apprende dal racconto dell’accusato, riportato dal suo avvocato, Simone Matraxia – avrebbe avuto un rapporto consenziente con lui, poi avrebbe acquistato dell’eroina e, dopo essersi iniettata una dose, si sarebbe sentita male.
A questo punto, Oseghale confessa di essere il responsabile del sezionamento del corpo della giovane, abbandonandolo per strada il giorno successivo.
L’interrogatorio
Assistito dai suoi due avvocati, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, Innocent Oseghale, accusato di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, ha raccontato al magistrato della Procura di Macerata, Giovanni Giorgio, che Pamela Mastropietro, dopo un rapporto intimo, avvenuto con la sua complicità nel sottopasso dei giardini Diaz, avrebbe – dopo aver chiesto il suo aiuto – acquistato della droga da Lucky Desmond. Quando sono rincasati nell’appartamento del nigeriano, la giovane si sarebbe iniettata una dose di eroina, dopodiché avrebbe avuto un malore. Nel frattempo, Oseghale ha telefonato un suo amico, Anthony, chiedendogli aiuto.
L’uomo, allora, gli avrebbe consigliato di gettarle dell’acqua fredda sul corpo prima e di chiamare l’ambulanza poi. Ma il panico ha preso il sopravvento, dal momento che Pamela non rispondeva più alle sue domande, né agli stimoli.
‘Ho sezionato il corpo perché non entrava in un borsone’
Proseguendo il suo interrogatorio in lingua inglese e coadiuvato da un interprete, Oseghale racconta che sua intenzione fosse quella di disfarsi del corpo della 18enne cercando di infilarlo in un borsone acquistato appositamente in un negozio in via Spalato, nelle immediate vicinanze della sua abitazione. Il trolley, però, era troppo piccolo ed è stato allora che, armatosi di due coltelli di diverse dimensioni, l’uno grande l’altro piccolo, ha proceduto con lo smembramento del cadavere nella più totale solitudine.