Dal percorso calcistico alla strada della ristorazione e sempre con un occhio al mondo della moda. Quanto le vicissitudini hanno cambiato la tua "rotta"? E’ stato un periodo della mia vita dove ero in uno stato di confusione tale da non sapere che strada intraprendere, quindi diciamo che questa forte indecisione ha contribuito veramente tanto a cambiare il mio percorso. Durante gli anni in cui giocavo con le giovanili del Pescara calcio stavo incontrando nel mio cammino allenatori che mi dicevano quanto fossi predisposto per giocare ad alti livelli ma che poi non mi davano modo di esprimermi. Questo mi portava a pensare che nel calcio molto spesso non veniva premiata la meritocrazia perché in tutti gli allenamenti ero pronto a dare il massimo. Ho sicuramente vissuto un'esperienza unica che mi ha aiutato a maturare molto velocemente, tanto da vedere le difficoltà che mio padre iniziava ad affrontare per la mancanza di lavoro causata dalla forte crisi presente in Italia nel settore edile. Decisi perciò di accantonare il mio sogno e fare qualcosa che mi rendesse autonomo. Concluso il “capitolo” calcio e non avendo la possibilità di intraprendere le orme di mio padre, iniziai a imparare “l'arte della pizza”, un mestiere che mi avrebbe dato l’opportunità, da lì a breve, di spostarmi e viaggiare nel mondo pur senza avere una conoscenza linguistica approfondita.
Spirito di sacrificio e grinta da vendere: è questo che ti ha portato in Australia a soli 19 anni? Le due cose che non mi sono mai mancate sono proprio quelle, spirito di sacrificio e grinta, tanto da lavorare in alcuni ristoranti della mia città con un guadagno di soli 100 euro a settimana. Tutto ciò fino all’età di 19 anni quando sentii di dover dare una svolta alla mia vita e decisi di partire con un mio caro amico d’infanzia che era in partenza per Melbourne. Il 3 aprile 2016 mi recai, così, in Australia, la città “dei canguri”. Tempo una settimana per riprendermi dal fuso orario e visitare le meraviglie di questa città, Melbourne, poi iniziai subito a lavorare in una pizzeria italiana chiamata Trevi. Non è stato facile per la mia famiglia accettare questa decisione e non lo fu neanche per la mia fidanzata, che mi avrebbe rivisto un anno dopo. Tante sono state le persone che mi hanno aiutato ad ambientarmi, alcune di loro - proprio come me - erano alla ricerca di un “futuro migliore”. Intanto iniziarono ad arrivare le prime soddisfazioni, il mio inglese andava migliorando, parimenti alla mia vita economica che mi dava pian piano la possibilità di aiutare i miei genitori; non nascondo però che la mancanza di casa era sempre presente, specialmente durante i primi mesi in Australia.
Cosa ti manca più di "casa"? Famiglia, affetti, l'Italia in generale? Quando si è lontani da casa ci sono sempre delle mancanze, soprattutto quando i chilometri di distanza sono molti. La cosa che più mi manca in assoluto sono certamente gli affetti, insomma la mia famiglia, che nonostante tutto continua a sostenermi. Un'altra cosa di cui sento la mancanza è la cucina italiana, il buon cibo ed ogni volta che torno a casa non faccio altro che riassaporare tutte le specialità del mio paese.
Roberta Nardi - Giornalista e Ufficio Stampa.