Un disco di contraddizioni: dal sound alle tematiche affrontate, dall’identità non identificata al packaging innovativo.
«L'enantiosemia è una parola che significa contemporaneamente qualcosa e il suo contrario. La parola greca pharmakon ha questa proprietà, e significa sia cura che veleno. In effetti molti farmaci che abbiamo in casa potrebbero ucciderci se presi in dosi elevate, e molti veleni sono stati usati per trovare le cure di altrettante malattie. Quando cresci diventi più saggio ma ti senti anche piú confuso. Hai l'impressione che i contorni delle cose si facciano meno netti, che il bianco e il nero si confondano in un grigio indistinto che abbraccia tanti aspetti della vita: le verità sono meno certe e i cattivi sono meno cattivi di quello che credevi tu. In sostanza la vita stessa diventa una enantiosemia. Il lavoro che ti serve per vivere si prende il tempo della tua vita, mentre tu ti scopri ogni giorno più simile al genitore le cui scelte hai sempre rinnegato». Refilla
Questo è il concetto alla base dell'album dei Refilla ‘Due’: un disco sviluppato sui paradossi a volte tristi a volte ironici della nostra esistenza, e sulle maschere che dobbiamo indossare per recitare i nostri ruoli ambivalenti sui vari palcoscenici quotidiani. Un album di contraddizioni la prima delle quali è il packaging, curato dal designer Antonio Feroldi. Il disco, infatti, non ha la forma di un album, il supporto utilizzato non è né il cd né il vinile ma una chiavetta usb a forma di pillola, con tanto di blister e bugiardino informativo, il tutto racchiuso in un’elegante confezione in plastica trasparente concepita per essere un pezzo da collezione. In seconda battuta il suono, esattamente a metà tra elettronico e analogico. Il sintetizzatore elettronico korg ms20 crea atmosfere industriali che si contrappongono a slide guitars di stampo delta blues e batterie e percussioni elettroniche si intrecciano a piano rhodes. In terza battuta il cantato, che oscilla tra parti melodiche e virtuosismi rap.
Ecco che sia a livello semantico, che a livello sonoro, nelle grafiche e nel packaging la contraddizione si fa coerenza e diventa il fulcro della proposta artistica. Ne esce un disco non classificabile secondo la nomenclatura di genere e indubbiamente nuovo, fresco, inedito.
La pillola può essere veleno o antidoto, gabbia di ferro o via di fuga dalla realtà. Insomma, la pillola è pharmakon, nel senso etimologicamente più centrato. Non per niente il disco è infarcito di citazioni cinematografiche sui personaggi schizofrenici del pop contemporaneo che trovano proprio nella loro malattia la lucidità per cogliere le contraddizioni di una società malata (fight club, trainspotting, mr robot). Due anni di lavoro, uno per la scrittura e uno per le registrazioni, effettuate tra Bergamo e gli studi Frequenze di Monza. Due autori principali, Alessandro Zanin e Stefano Negroni, rispettivamente voce e chitarra. Due produttori artistici, Andrea Ravasio e Pietro Foresti (miglior produttore rock MEI 2016) che hanno cercato di costruire un suono intorno alle caratteristiche specifiche della band, senza cadere in omologazioni o cliché. Un album di esordio che sarebbe a tutti gli effetti il ‘secondo’ album della band, che aveva già prodotto sotto diverso nome (ma stessa formazione) un primo lavoro nel 2014 realizzando oltre 2,5 milioni di visualizzazioni su Youtube. Ragione ulteriore a supporto della scelta di ‘Due’ come titolo dell’album. Il disco esce sotto l'etichetta Neve di Andrea Ravasio, uno spin off della Discipline Records di Renato Garbo e Luca Urbani.
TRACK BY TRACK
ERA MEGLIO PRIMA
“Non è rock, nonostante le chitarre. Non è rap, nonostante i versi stretti e ritmati. Non è ‘indie’ nonostante la tematica. Non è pop, nonostante le melodie del ritornello. Vuole essere semplicemente qualcosa di diverso, senza una definizione di genere o di merito. È un pezzo che non può far altro che essere semplicemente se stesso”.
REVOLVER
“Revolver è il racconto della lotta contro se stessi: la sintesi degli opposti che si riducono, combattendo l’uno contro l’altro. Revolver è una canzone ma è anche una macchina del tempo. Ti può portare avanti, o indietro. Ti fa viaggiare nel modo in cui viaggia un bambino su di una giostra a cavalli”.
INADEGUATO
“La sensazione liberatoria di guardarsi allo specchio senza ipocrisie, senza alibi. Guardarsi dentro e ammettere a se stessi di non essere quello che pensavamo che saremmo diventati. Accettarsi e accettare che la vita si impara solo dopo esserci passati in mezzo, e non è possibile passarci in mezzo senza perdersi qualche pezzo per strada. Beata ingenuità”.
MAI STATO COSI’ BENE
“Chi ha studiato economia ha dimestichezza con il concetto di utilità marginale. All'aumentare del consumo di un bene, l'utilità marginale di quel bene diminuisce. Il primo bicchiere d’acqua è quello che ti disseta di più. E’ il paradosso del privilegio, il dramma dell’occidente, che è incapace di percepire sé stesso come parte di un élite di assoluto privilegio. Mentre milioni di persone cercano di stare a galla (letteralmente) noi siamo sulla punta della piramide di Maslow a comperare a rate piccole illusioni di social status. Siamo i sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona, diceva Tayler Durden, e non siamo mai stati così bene.”
LA PARTE PEGGIORE DI ME
“Quando il capitano Benjamin L. Willard in Apocalypse now, approda alla colonia francese lungo il fiume, la vedova Roxanne Serraut-De Marais gli dice “lei ha due uomini dentro di sé, capitano, uno che uccide, e uno che ama”. Il manicheismo che permea tutto l’album in questo brano trova la sua espressione più completa. Da quale parte bisogna farsi guidare? Da quella che uccide o da quella che ama?”
NELLA MEDIA
“’Lei non ha capito niente perché è un uomo medio diceva Pier Paolo Pasolini. Eppure la media è in maggioranza, la media decide per tutti noi, la media è democratica. In medio stat virtus. O forse no?”
VITA DA SPALLA
“La perfetta antitesi del detto ‘l’importante è partecipare’. Meglio un giorno da “cattivo” che cento da “aiutante dell’eroe protagonista”. Se quello che ti resta, alla fine, è il semplice ruolo di comparsa, la scelta migliore non può essere che evitare di far parte della storia”.
GIOCATI DAL CASO
“Di come l’imprevedibile e l’improbabile governino la vita. Di come il tentativo di programmare, guidare, “inscatolare” la vita sia semplice tempo perso. Ogni azione, ogni gesto che segna il tracciato della nostra vita sono guidate dalla causalità. Il concetto di “scelta cognitiva” è semplice anestesia. La strada, alla fine dei conti, la conosci solo se ti volti indietro”.
VITA IN VIAGGIO
“Una, dieci, cento vite. Una dopo l'altra. In India lo chiamano Samsara. La ricerca del centro di se stessi in una continua passerella di scelte ed errori. Zaino in spalla, il punto non è la destinazione, ma il viaggio. Ma cosa succede se la destinazione sei tu?”
PARTIRE A SETTEMBRE
“Partire a settembre è una canzone che è nata dall’esigenza di raccontare una sensazione. La sensazione del distacco. Non tutti i distacchi sono necessariamente sofferti, i distacchi possono essere anche liberatori. Come quando finalmente riesci a liberarti del ricordo della tua ex. Perché a volte le cose per averle bisogna prima lasciarle andare”.
FAILURE BLVD
“La canzone che chiude concettualmente l’album. Un pezzo cinico, amaro, disilluso. Non ci sono spazi per la volontà nello svolgersi degli eventi, le cose accadono perché devono accadere. Non resta che contare gli errori, abbandonati e dispersi negli angoli della realtà. Non resta che alzare gli occhi verso le stelle e chiedere al fato cosa abbia in serbo per noi”.
Pubblicazione album: 2 febbraio 2018
Etichetta: “Neve” di Andrea Ravasio
BIO
I Refilla sono un gruppo musicale alternative rock formatosi nel 2011 in provincia di Padova e composto da Alessandro Zanin, Matteo Padovan, Massimiliano Foss e Stefano Negroni.
Inizialmente si ispirano alla scena punk italiana degli anni novanta (Peter Punk, Moravagine, Derozer) facendo largo uso di sintetizzatori, elettronica e campionatori. Nel 2012 il gruppo si autoproduce il suo primo EP di 4 brani (Made in italy) e il primo video clip (Spring Break) che raggiunge rapidamente un numero molto elevato di visualizzazioni su Youtube e apre alla band le porte dell'etichetta veneta ‘La Grande V Record’. Con il secondo singolo la band continua a veder crescere la propria fan base grazie al connubio di testi molto diretti e video espliciti auto prodotti con lo specifico obiettivo di stimolare l'interesse della rete. La conferma avviene con il lancio del primo album ‘Dovevo fare il Dj’, il cui singolo omonimo raggiunge rapidamente la soglia della viralitá fino a superare i 2 milioni di views. Con ‘Dovevo fare il Dj' e la produzione di altri 4 video clip la band sente di aver chiuso un ciclo. Per questo dopo diverse aperture a Rumatera, Peter Punk, Piotta, date in tutto il nord Italia e un totale di quasi 3 milioni di views la band si scioglie per un giorno, e riparte con un nuovo nome, appunto Refilla, un inglesismo che prende spunto dall’atto di riempire il bicchiere in un fast food. Una metafora sarcastica all'approccio ‘usa e getta’ del marketing musicale 4.0.
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