Lo scioglimento accelerato dei ghiacciai lungo il confine tra Svizzera e Italia ha spinto entrambi i Paesi a rivedere le linee di demarcazione che li separano. Il fenomeno, legato ai cambiamenti climatici, ha avuto impatti significativi, alterando territori storicamente definiti da grandi masse di ghiaccio. Un esempio emblematico è il Ghiacciaio del Teodulo, situato tra il monte Cervino e il Breithorn, che ha perso quasi il 25% della sua massa tra il 1973 e il 2010. Questo smembramento ha portato a modifiche nei confini per una lunghezza di circa 100 metri.
Il governo svizzero ha recentemente annunciato la ratifica ufficiale delle modifiche al confine, mentre l'Italia deve ancora completare la sua parte dell'accordo. La "rettifica minore", come definita dalle autorità, non richiede una nuova trattativa politica ma solo una convenzione approvata dal primo Paese.
Il confine come spartiacque naturale
Il Ghiacciaio del Teodulo, così come altri ghiacciai alpini, ha da sempre definito la linea di confine tra i due Stati, stabilendo una separazione naturale basata su creste, spartiacque e nevi perenni. Tuttavia, con lo scioglimento di queste masse ghiacciate, le frontiere vengono rimesse in discussione. In un comunicato ufficiale, il governo svizzero ha sottolineato come queste modifiche siano dovute ai cambiamenti nelle formazioni naturali che compongono il confine.
L’area coinvolta dalle nuove delimitazioni è anche una delle più frequentate dai turisti: il Matterhorn Ski Paradise, che comprende le stazioni sciistiche di Zermatt, Valtournenche e Breuil-Cervinia. Escursionisti e sciatori che transitano tra la Svizzera e l'Italia non si accorgono spesso di queste modifiche, ma le nuove regolazioni potrebbero influenzare il futuro della gestione del territorio.
Ghiacciai in rapido ritirata
L'accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai è un fenomeno che preoccupa non solo per le sue implicazioni sui confini geografici, ma anche per le sue ripercussioni ambientali e climatiche. La Svizzera, ad esempio, ha perso il 10% dei suoi ghiacciai tra il 2021 e il 2023, con la parte orientale e meridionale del Paese, che include la zona del Cervino, tra le più colpite. Secondo l’Accademia svizzera delle scienze, l'accelerazione del fenomeno è "drammatica", con il ghiaccio sciolto negli ultimi due anni pari a quello perduto tra il 1960 e il 1990.
La calda estate del 2023 ha accentuato ulteriormente il problema, rendendo la situazione ancora più critica. Il riscaldamento globale, alimentato dall’eccessivo sfruttamento dei combustibili fossili, è la principale causa di questa rapida fusione.
Modifiche frequenti ma non sempre evidenti
Le modifiche ai confini, anche se in questo caso legate allo scioglimento dei ghiacciai, non sono eventi rari. In generale, i confini tra i Paesi vengono rielaborati regolarmente, solitamente attraverso misurazioni precise e confronti tra rilevatori cartografici. Le decisioni politiche vengono raramente coinvolte in queste rettifiche, poiché si tratta perlopiù di aggiustamenti tecnici basati su cambiamenti naturali.
In Svizzera, l’agenzia nazionale per la cartografia, Swisstopo, è responsabile del tracciamento e della gestione dei 7.000 punti di confine lungo i 1.935 chilometri di confine con i Paesi vicini. La maggior parte di queste rettifiche avviene senza grandi clamori, ma il cambiamento dei ghiacciai rende questo processo sempre più evidente e significativo.
L’impatto del cambiamento climatico sui ghiacciai
Il cambiamento climatico sta colpendo duramente l'Europa, e i ghiacciai ne sono uno dei principali indicatori. La Svizzera, che conta alcune delle più imponenti formazioni ghiacciate d’Europa, ha visto i suoi ghiacciai ridursi a un ritmo preoccupante. Il Ghiacciaio di Dosdè, in Italia, è un altro esempio di come il riscaldamento stia compromettendo le risorse naturali: nel corso dell’ultimo anno si è ritirato di ben sette metri.
Con un futuro sempre più incerto per questi ghiacciai, è inevitabile che le implicazioni vadano oltre le questioni geografiche, coinvolgendo anche l’equilibrio ecologico e le risorse idriche dei territori alpini.