Di solito c'è un settore che anche nelle fasi di crisi più acuta riesce a rimanere in piedi. È quello del lusso, perché dal momento che i suoi clienti sono persone così facoltose da reggere meglio alle fasi di difficoltà economica, i profitti ne risentono meno. Ma stavolta anche i ricchi piangono, o quantomeno non sorridono più come prima.
Il calo dei profitti
Quasi tutti i marchi del lusso hanno visto drasticamente calare i loro profitti negli ultimi tempi. Come principale colpevole viene indicata la Cina, dove la richiesta di beni di lusso è drasticamente diminuita a causa della crisi economica. È assolutamente vero che la Cina incide molto, dal momento che è il mercato più redditizio al mondo. Tuttavia le vendite sono anemiche anche nel vecchio continente e negli Stati Uniti. Insomma, non c'è soltanto un colpevole.
Gli esempi illustri
Per rimanere ai fatti più recenti, il colosso francese Kering (proprietario dei marchi Gucci, Bottega Veneta, Balenciaga e altri) ha presentato un bilancio trimestrale con ricavi in calo del 15%, lanciando contestualmente un avviso di calo dei profitti al di sotto delle previsioni. Le vicissitudini del gruppo hanno comportato un percorso isterico di acceleration-deceleration, e un crollo del prezzo in borsa pari al 40% nel corso di quest'anno.
Piange anche Lvmh
Non è andata meglio al suo rivale maggiore, LVMH, di proprietà di Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi al mondo. In borsa il titolo ha perso il 43% nell'ultimo anno. Per rendere l'idea, la Kaufman Kama (media mobile adattiva) raramente è stata superata. Anche la trimestrale di LVMH ha mostrato un calo dei ricavi (-5%) ed una riduzione dei profitti. Per la prima volta dall'inizio della pandemia, il gruppo e i suoi marchi hanno mancato le stime degli analisti.
La speranza sono Cina e banche centrali
Il settore del lusso si aggrappa soprattutto a due fattori per riuscire a recuperare gli utili di un tempo. Da una parte la ripresa dell'economia cinese, e per questo si guarda con interesse alle misure di sostegno messe in campo dal governo di Pechino. Dall'altra c'è l'avvio del ciclo di tagli ai tassi di interesse da parte delle banche centrali, che dovrebbe stimolare la ripresa dell'economia e indirettamente anche la domanda nei beni di lusso.