A seguito della dichiarazione di fallimento di una S.r.l. attiva nella capitale nel settore delle pulizie, la Procura della Repubblica di Roma aveva iscritto l'amministratore napoletano P.A. nel registro degli indagati per il reato di bancarotta fraudolenta aggravata.
Dall'attività di indagine, costituita sia dall'analisi tecnica del curatore fallimentare sia dagli accertamenti della polizia giudiziaria, era emerso che l’imprenditore avrebbe distrutto gran parte delle scritture contabili, inscenando con tanto di falsa denuncia addirittura uno smarrimento, in modo da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari dell’impresa sui cui gravavano ingenti debiti.
Tuttavia, il Tribunale Collegiale di Roma, in accoglimento delle doglianze difensive avanzate dal legale dell’imprenditore, l’Avv. Domenico Iodice, ha invece assolto l’imputato. In particolare, il penalista ha sostenuto che la condotta contestata al proprio assistito avrebbe, al più, potuto configurare l'ipotesi delittuosa di bancarotta semplice documentale, considerato che lo stato di irregolarità nella tenuta contabile non era certamente ascrivibile – quantomeno stando alle risultanze dibattimentali, ed in assenza di prova contraria – ad un comportamento volutamente fraudolento e decettivo, ovvero finalizzato ad ostacolare la ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari della società, quanto semmai ad una mera negligenza colposa nella gestione della contabilità.
Il Tribunale quindi ha aderito alla tesi difensiva, riqualificando il reato e, stante il differente termine di prescrizione, lo ha dichiarato estinto. L’Avv. Iodice, nel commentare il verdetto, ha dichiarato: “Dopo 8 anni di agonia processuale, finalmente sul mio assistito non pesa più la spada di Damocle della confisca del proprio patrimonio ed è libero di continuare a svolgere la propria attività. Da un fallimento ci si può sempre rialzare”.