Antonello Di Carlo è uno scrittore siciliano nato a Palermo nel 1974 e dal 2000 vive a Reggio
Emilia. Ha conseguito studi giuridici ma il liceo classico, in un certo qual modo, ha sempre
plasmato e forgiato la sua indole di scrittore. L’autore è ancora alle prime pubblicazioni (sette in
tutto) ed è un profondo appassionato di letteratura, poesia, filologia, filosofia, storia, lingue e,
soprattutto, ciò che ama più di ogni altra cosa è scrivere. Nel farlo non ha regole e non segue
canoni, ma solo il cuore, non le mode e le tendenze, e, di riflesso, in base alla sua ispirazione del
momento, si muove con piacevole agilità tra versi e prosa, tra romanzi e saggi, tra storia e
presente e tra culture diverse. Per Antonello la scrittura è il più potente mezzo di espressione e di
approccio con il mondo, e i suoi libri sono una sorta di treno con cui cerca di condurre i lettori, suoi
atipici passeggeri, in viaggi meravigliosi e straordinari alla scoperta del suo mondo, delle sue
emozioni e dei suoi sogni. Ma non li lascerà come passivi spettatori, grazie ad una simbiosi
naturale che riesce ad instaurare con essi, quest’ultimi diventeranno parte attiva dei suoi racconti,
dei suoi saggi e delle sue poesie. In ultimo, ma non in ordine d’importanza, bisogna ricordare che
all’autore piace precisare che i lettori siano i suoi più importanti ed attenti osservatori da cui accetta
critiche, riflessioni e considerazioni che, secondo il suo punto di vista, rappresentano il più
importante momento di crescita per uno scrittore. Antonello scrive: “La scrittura non è magia ma,
evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi.
La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e d’illuminare l’interiorità”. Nelle sue opere
pubblicate ha ricevuto svariate recensioni, sia a livello nazionale che internazionale, come quella
pubblicata dal Sun (Florida State), il patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità della
Regione Siciliana in data 29 luglio u.s., patrocinio da Sicindustria, patrocinio e diploma accademico
dall’Accademia nazionale di lettere, arti e scienze Ruggero II di Sicilia, patrocinio dall’associazione
Sicilia Antica, patrocinio dai Comuni di Palermo, Bagheria, Monreale, Caltanissetta, Taormina,
Agrigento, Calatafimi-Segesta, Messina, Castelbuono, Polizzi Generosa, Trappeto, Ascoli Piceno,
dall’Ente Parco delle Madonie, dall’Ente Parco Gole dell’Alcantara e con altri è in attesa di
ricevimento. Tra i riconoscimenti più significativi si ricorda che l’autore è membro onorario della
National Italian Foundation per meriti letterari e che è stato encomiato della città di New York City.
Nel mese di giugno 2021 è stato insignito del premio alla carriera “Città di Firenze” e settembre del
premio alla carriera GMGA publishing.
Sinossi
“Qualcuno mi taccia di essere bestia, altri dicono che sono un dannato. Dunque lasciate che vi
faccia una domanda: Come si determina la vera differenza tra l’uomo e la bestia e, soprattutto,
dove finisce l’uno e inizia l’altra? Ma so già di attendere una sentenza che non arriverà mai”. È con
questa domanda che Antonello Di Carlo apre e chiude la sua nuova avventura letteraria. Un
quesito all’apparenza irrisolto, ma la cui risposta, per l’occhio e la mente disposti a trovarla, si
nasconde tra le pagine di questo libro. La storia ruota attorno a una delle figure leggendarie più
diffuse al mondo, quella del licantropo, da sempre presente nella letteratura e nel cinema
dell’orrore, nonché nei più disparati racconti popolari. Di Carlo, però, ribalta i canoni tradizionali, si
discosta da chi lo ha preceduto e attraverso il suo romanzo racconta innanzitutto l’uomo che si
nasconde dietro il lupo, riuscendo persino a trasformare il mostro in supereroe. Ecco che così il
protagonista, Giuseppe Cantavecchio, giovane siciliano pieno di ideali che vive e studia a Bologna,
è, infatti, un lupo mannaro insolito, diverso da quelli a cui siamo abituati. Dopo un misterioso
risveglio notturno egli si rende conto di essere diventato “qualcos’altro”, infatti pian piano scoprirà
di essere più forte, più veloce di qualsiasi altro essere umano, dotato di una vista, di un udito e di
un olfatto eccezionali, ereditati dal suo nuovo status di licantropo. Inizialmente si ritrova in balia
degli eventi imprevedibili determinati dalla prima metamorfosi, infatti quando la rabbia ribolle e
l’istinto prevale sulla ragione, compie atti così brutali e abominevoli da indurlo a vedere nel
suicidio l’unica soluzione. Ben presto però Giuseppe, grazie anche al provvidenziale aiuto di una
persona che conosce per caso, una volta giunto in Sicilia, riesce a gestire il suo nuovo status e a
mantenere raziocinio e lucidità anche sotto le forme di lupo mannaro. Da questo momento in poi
a guidarlo ci sarà sempre un forte senso di giustizia e ciò gli consentirà di controllare i suoi poteri e
di usarli a difesa dei più deboli. Sebbene sia stato baciato dalla maledizione della luna, l’animo
puro del ragazzo ha fatto sì che questa dannazione si realizzasse solo a metà. A salvare Giuseppe
dalla sua condanna è anche l’amore per Francesca, unico vero antidoto al male che lo affligge.
Una storia ricca di suspense e colpi di scena, resa ancor più vivace dal fatto che l’autore abbia
scelto di ambientarla nei giorni che hanno visto nascere la spedizione dei Mille e realizzarsi lo
sbarco degli stessi e di Giuseppe Garibaldi in Sicilia. È proprio con i garibaldini che Giuseppe torna
in Sicilia, la sua terra natia. L’orrore e le ingiustizie della guerra, gli animi corrotti dei potenti e
alcune verità scomode, apriranno gli occhi al giovane licantropo, portandolo anche a riflettere
sulla sua condizione e a fargli perdere l’entusiasmo con cui aveva intrapreso quest’avventura.
Realtà e fantasia camminano insieme, prosa e poesia si intrecciano e danno vita a un racconto
intriso di storia, mito, letteratura, scienza e religione. Protagonista indiscusso è anche il territorio.
I numerosi paesaggi siciliani dove si svolgono le vicende dei protagonisti – le Cave di Cusa, la Valle
Del Belice, Trapani, Salemi, Alcamo e Calatafimi, per citarne alcuni – non restano mai semplice
sfondo, ma sono sempre minuziosamente descritti dalla penna di un autore che quei luoghi li
conosce bene. Di Carlo, nelle cui vene scorre sangue palermitano, com’è sua abitudine, anche in
quest’opera non perde l’occasione di poter trasformare in parole lo sconfinato amore che lo lega a
quegli spazi che lo hanno visto nascere e crescere. Quello che avete tra le mani è, dunque, un
romanzo dinamico e moderno che abbraccia la tradizione e, per quanto l’autore giochi con la
fantasia, è soprattutto un racconto realistico che ha il coraggio di non accontentare le aspettative
del lettore per il finale inatteso, ma il cui senso più profondo risiede proprio nel mancato lieto fine,
ampio spunto di riflessione per chiunque desiderasse avventurarsi nella lettura di questa storia.
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