La prima mostra prodotta nel 2023 dalla Fondazione POMA Liberatutti di Pescia (Pistoia) è dedicata a Claudio Gaddini, artista lucchese classe 1973 che piega il rigore dei linguaggi astratti al sentimento della natura e al piacere procedurale della pratica artistica, capace di creare spazi di improvvisa chiarezza, tra rivelazione e visione.
Accompagnata da un testo critico di Chiara Serri, l’esposizione sarà inaugurata giovedì 9 febbraio alle ore 18.00. Saranno presenti, oltre all’artista, la Presidente Onoraria Rita Fantozzi, il Presidente Paolo Trinci, il Vicepresidente professor Paolo Vitali, i rappresentanti del Consiglio di Amministrazione e la curatrice della Fondazione POMA Liberatutti Marta Convalle.
Il percorso espositivo, che si sviluppa al primo piano della Fondazione, comprende una ventina di opere inedite, tutte realizzate dal 2019 al 2022. L’allestimento è governato da un movimento leggermente ondulatorio che trova giustificazione nel titolo della mostra – Pehhia. E la grande onda – scelto dall’artista in omaggio alla città di Pescia (pehhia nella toponomastica longobarda è l’equivalente di fiume) e al suo legame con l’acqua, che tutto ricopre, purifica e trasforma.
Le opere a parete afferiscono a due diversi cicli: Human Geographies e Carpets, accomunati dall’uso del reticolato di polietilene, uno scarto di lavorazione industriale, duttile e translucido. Come nelle opere della precedente produzione di Gaddini, anche nei lavori più recenti la materia plastica dialoga con l’elemento naturale – una piccola pietra, un legnetto di recupero – alla ricerca di nuovi possibili equilibri per salvaguardare un paesaggio che si sta via via disgregando.
Le opere della serie Human Geographies sono interamente giocate sui toni del bianco. Il reticolato di polietilene viene inciso con “utensili di affezione” che rivelano la profondità della materia, scalfita da un gesto lento e reiterato che rende la superficie mutevole a seconda del punto di vista. Nei Carpets, presentati per la prima volta a Pescia, Claudio Gaddini dipinge senza far uso di pigmento, attraverso la giustapposizione di cordicelle di juta naturale e colorata. Dipinti monocromi e astrazioni geometriche che, attraverso piccoli scarti, rivelano il loro carattere artigianale e il riferimento al paesaggio.
La mostra si completa con la grande installazione site-specific intitolata In golena tra disastri, tesori e coriandoli, che si sviluppa lungo la parete principale della Fondazione, dal piano terrà al ballatoio del piano superiore.
Come si legge nel testo critico di Chiara Serri, «L’arte di Gaddini, di matrice astratta e minimale, si esplica attraverso strutture elementari che rivelano a prima vista il processo sotteso alla loro realizzazione. Eliminando tutto ciò che percepisce come non essenziale, l’artista ha la possibilità di sondare in profondità la forma, lo spazio, la materia e, nelle ultime opere, anche il colore. Sarebbe tuttavia un errore legare la sua ricerca a L’Art pour l’Art, ad un estetismo algido e autoreferenziale, perché tra le pieghe dalla materia si nasconde un forte legame con il presente e con tematiche di estrema attualità, come l’ecologia, l’ambiente e il cambiamento climatico. Una constatazione, più che una denuncia, il desiderio di vivere nel proprio tempo e di contribuire, con il linguaggio a lui più consono – l’arte – alla costruzione di un futuro migliore».
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue italiano/inglese edito da Fondazione POMA Liberatutti nella collana PomArte, curato da Marta Convalle con la prefazione di Paolo Trinci, il testo critico di Chiara Serri e un ricco apparato iconografico. Il volume sarà presentato al pubblico sabato 11 marzo 2023. Per informazioni: www.pomaliberatutti.it.