Esordisce con il suo primo album Blu per la Blue Spiral Records. Un disco composto da sei brani essenzialmente per quartetto d’archi, che fonde classico e moderno. Si chiama Giovanni Parrocchia ed è un vero talento.
Un’altalena dinamica ci culla avanti e indietro nella traccia iniziale Riflessi, dove gli archi tessono la loro trama armonica in una giostra sonora che vede il virtuosismo violinistico fare capolino tra viola e violoncello. Segue, più riflessiva e drammatica, Nostalgia, in una lenta evoluzione del tema principale con leggerissime variazioni. Il brano esplode al secondo minuto in una più vibrante e sostenuta seconda parte, per poi concludersi, dopo una brusca interruzione, con la riproposizione del tema principale.
Un tuffo in una Parigi d’altri tempi ci viene offerto in IX arrondissement. Il ritmo ternario, la velocità d’esecuzione e il romanticismo scaturito dall’implacabile violino ci fanno quasi volare tra i tetti spioventi nel centro storico della città dell’Amore. Dappoi arriva Sogni che lascia ampio respiro al fraseggio del violino, spesso interrotto dalla timida risposta del violoncello che costruisce l’armonia sottostante. Una pausa al quinto minuto, seguita da una veloce ripartenza, dà la possibilità di esprimersi ad una più pacata e malinconica seconda parte che vede gli archi rispondere in maniera alquanto sognante.
Alla traccia numero cinque troviamo Nei nostri giorni di primavera. Un brano veloce e sbarazzino dove possiamo ascoltare il pizzicato del violoncello e le vorticose e incessanti note dei violini inspessire la trama sonora. Al terzo minuto la riproposizione del tema principale chiude la composizione in un lungo outro. Con grande sorpresa, durante Corri! che chiude il disco, possiamo ascoltare un’introduzione pianistica precedere gli archi. Un botta e risposta strumentale dal ritmo sobbalzante, che sembra interrompersi al secondo minuto per dare spazio nuovamente al pianoforte. Veloce e allegro, il brano trova riposo a metà della sua corsa per concedersi una fase meditativa e romantica, ma solo per poco. Il cuore pulsante e vivace della traccia riannoda il filo conduttore per portarci nuovamente a saltellare tra i tasti neri e bianchi schivando le arcate dei violini.
Dal sapore classico, con una vena di modernità, capace di descrivere e raccontare mirabilmente. Sognante, vivace, divertente. Blu di Giovanni Parrocchia è un disco incapace di annoiare portandoci a stare sul chi vive e conducendoci per mano nel viaggio che l’autore ha immaginato di fare componendo gli splendidi brani che ne fanno parte.