Buon pomeriggio a tutti e benvenuti in una nuova intervista.
Con noi Maria Balzano, un'autrice che varia dal Romance al Fantasy.
Maria, mettiamoci comode, ti offro una bella cioccolata calda perché so che hai molte cose da raccontarmi.
Se siamo pronte, iniziamo!
Maria, pur essendo un’autrice di 30 anni non ti sei mai sentita una persona con una
personalità ben definita. Ma facciamo un passo indietro. Com'era Maria da bambina?
Quali erano i suoi sogni?
Quando ero una bambina avevo il futuro già definito davanti ai miei occhi: la laurea da
veterinaria in mano, la casa tra la natura e circondata da cani e gattini desiderosi d’affetto,
e un lavoro perfetto che mi avrebbe permesso una vita agevolata. Certo, l’amore per gli
animali e la natura non mi ha mai abbandonato, ma arrivata a 14 anni ho capito che la
strada della medicina non faceva per me, soprattutto perché mi sento male anche solo alla
vista di una siringa, quindi ho scelto di abbandonare la strada degli studi universitari e
percorrere un’altra via a cui davo poca importanza in passato: ho voluto fare qualsiasi
lavoro inerente all’arte dopo il liceo artistico che ho frequentato. Fin dalle elementari, in
fondo, adoravo scrivere, disegnare, fare lavoretti di ogni genere e creare.
Hai dichiarato nella tua biografia che, ogni volta che scrivi un libro, ti senti come i
personaggi che stai descrivendo. Da qui si evince che sei molto empatica. Sei sempre
stata così anche in relazione alle persone che incontri?
Assolutamente no, o meglio, inizialmente ero molto introversa quindi stavo poco
insieme ad altra gente, se non con quel paio di amiche di cui mi fidavo, per questo non
davo importanza al comportamento di altri, ma quando ho frequentato quel liceo artistico
in cui facevo conoscenza con ragazzi che avevano personalità di ogni tipo, ho iniziato a
delineare meglio i personaggi di ogni mio libro. Riesco a sentirmi come loro, poi, perché
entro totalmente nella storia: io scrivo un libro solo quando ogni minimo dettaglio è ben
definito nella mia mente.
C’è stato un lungo periodo in cui ti sei sentita coraggiosa e pronta ad affrontare anni
pieni di avventure in luoghi ancora sconosciuti con capacità che non sapevi ancora di
possedere. Questo è scaturito dalle ambientazioni che scegli per i tuoi libri?
Sì, infatti anche se scrivo semplici romance, adoro dedicarmi ai fantasy proprio per
questo: la mia creatività può non avere limiti e la mia mente può fantasticare e creare tutto
ciò che vuole. Un esempio? Perfino quelle volte che finivo in ospedale a causa della mia
invalidità, immaginavo che qualcuno mi avesse scagliato contro l’incantesimo okiriss,
ovvero quello che fa perdere conoscenza (ovviamente lo dico in modo ironico,
immaginando un incantesimo inventato per quei libri fantasy che ho autopubblicato).
Hai qualche difficoltà fisica ma sei riuscita comunque ad essere un’agile pattinatrice
pronta a qualsiasi sfida insieme alla tua squadra. Ti senti una sportiva o lo facevi per
hobby?
Nessuno dei due. Appunto perché non amo lo sport e l’attività fisica, e proprio perché
nella realtà non la amo l’ho vissuta con la scrittura. Ho scritto un libro in cui un gruppo di
amici fa gare mensili con lo skateboard e i pattini nel parco della mia città. Ovviamente
non ci sono realmente questi eventi nel paese, ma come ho detto la mia creatività non ha
limiti!
"Pur essendomi sentita sola e in difficoltà per interi anni scolastici" nella tua
biografia hai dichiarato questo. Hai ricevuto atti di bullismo?
Non so se definirlo bullismo è troppo, ma non so come poter definire il tenermi sempre
in disparte anche avendo la libertà dei posti a sedere in classe; il pensare che volessi
saltare verifiche e interrogazioni, non credendo che stavo a casa perché mi sentivo male
(come ho detto prima finivo anche all’ospedale); il prendermi in giro per i sintomi quando
rischiavo di svenire in classe, e unendo tutto questo ritenere la mia scrittura come quella
dei bambini dell’asilo, per questo m’illudevo credendo che i miei fossero libri. Il bello era
che i miei testi non venivano neanche letti, si limitavano a giudicarmi a causa di quei 4 che
prendevo nei saggi d’italiano, dal momento che in questi uscivo dal tema facendo
viaggiare troppo la fantasia.
Ad un certo punto sei riuscita ad entrare in un’accademia di magia che ha tirato
fuori dalla tua testa cose incredibili semplicemente davanti ad un foglio bianco. Ti riferisci
al famoso romanzo "Herry Potter"?
No, no, mi riferisco a Diana, Ted, Chiara… e a tutti gli amici creati quando avevo 13
anni, che vivono a Florminia e frequentano dei corsi di magia. Infine ho seguito alcuni di
questi personaggi che hanno deciso di continuare con l’accademia in un’altra città, come
se questa fosse un’università. Hanno perfino dovuto superare un test per entrarci! Per chi
volesse saperlo sto parlando della trilogia de “Il Fuoco Blu” e “Il Fuoco Viola”. Da come ho
raccontato sembra che vivano tutti felici e contenti, ma chi conosce già la mia scrittura sa
bene che sono in grado di sorprendere!
Hai avuto momenti di down nella tua vita, cosa o chi ti fa sentire forte?
Le mie due migliori amiche che mi sono state accanto dai tempi della scuola media. Mi
appoggiano in tutto, sopportano tutte le mie folli idee, e solo con loro sento la libertà di
essere “pazza” a causa della mia creatività. Chissà quante volte parlo con loro degli
episodi che scrivo nei miei libri, come se tutto fosse reale!
Non smetterò mai di volere loro bene.
Posso fare i loro nomi, ovvero Deborah Moretti e Federica Pedrazzini?
Certo che puoi farli!
In quarta elementare hai incominciato a leggere i libri della biblioteca e da quelle
storie lette ne facevi la sceneggiatura per le bambole. Ad un certo hai sentito l'esigenza di
scriverle su un pezzo di carta diventando la tua passione principale. Come ti sei sentita
quando dalle lacrime sei passata al sorriso trovando la tua strada?
Sinceramente c’è voluto un bel po’ per capire che i miei scritti potevano essere più che
racconti. Appunto a 9 anni creavo avventure per le mie Barbie, le quali volavano tra le
pareti della mia camera con i loro vestiti lucenti, e battevano il male che erano i giocattoli
di mio fratello, in seguito queste avventure le trasportavo anche sui quaderni di scuola.
Quando finirono gli anni di quei giochi, però, non finirono le storie che iniziarono a riempire
un’infinità di quaderni, fino ad arrivare a 13/14 anni, quando ho capito che quei maghi e
streghe che creavo per brevi racconti potevano avere una loro vita e vivere un’intera
storia, tanto la mia scrittura non aveva limiti e potevo creare tutto ciò che volevo, a
differenza dei temi in classe in cui c’erano regole da seguire. Quando ho iniziato a capire
la libertà che mi dava la scrittura, e che mi faceva stare bene anche nei momenti difficili
descritti sopra, ho capito di poter vivere tutte le vite che volevo, e riviverle tutte le volte che
le rileggevo.
Quelli di quegli anni, poi, li chiamo “scritti” e non “libri”, perché appunto mi servivano
solo per stare bene, non pensavo minimamente di pubblicarli.
“Essere scrittori non è un lavoro che ti fa vivere”. Molti la pensano così pur sapendo
che se non si è famosi non si guadagna nulla, invece per te la scrittura è un lavoro senza il
quale non potresti resistere. "Senza scrittura impazzirei" Soffermiamoci su questo punto.
Secondo te, quale chiave potrebbe aprire quella porta e superare il limite tra sconosciuto e
conosciuto, emergente e scrittore?
Per questa risposta cerco di essere breve per dire chiaramente ciò che penso. Per me
l’emergente è chi sta scoprendo l’abilità di scrivere libri, e scrittore chi utilizza questa
abilità per liberare la sua creatività. Sconosciuto e conosciuto è semplicemente la
differenza tra scrittore che è riuscito ad emergere e quello che sta tentando, e lo ammetto,
io mi ritengo una di questi ultimi.
Vivi per e nelle tue storie, singolare ed affascinante, intrigante e spettacolare. Hai
mai letto un romanzo e poi hai pensato: "Se l'avessi scritto io sarei stata in un'avventura
pazzesca"?
No, “se l’avessi scritto io” non l’ho mai pensato, ma le storie che mi hanno catturato
hanno portato nella mia mente il pensiero “se l’avessi vissuta io”, come in fondo ho detto
che succede quando entro nei miei libri. Potrei anche fare esempi, come “Le Cronache del
Mondo Emerso” nel quale avrei voluto soprattutto esplorare il Mondo Sommerso con
Sennar; “Emancipated” nel quale anch’io mi sarei voluta sentire libera convivendo con
persone diverse, anche dovendo affrontare misteri di ogni tipo; “Io prima di te” per
diventare una grande amica della bizzarra Louisa ed appoggiarla durante il grande dolore;
“Hyperversum” per provare l’emozione di vivere nel 1200, soprattutto nel castello con Ian e
Isabeau, … potrei continuare a lungo con gli esempi.
Ormai sia la lettura che la scrittura, per me, non sono solo hobby e passioni, ma anche
un tentativo di vivere diverse vite, reali o fantastiche che siano.
Grazie Maria per aver condiviso con noi i tuoi pensieri più intimi, è sempre illuminante pensare a persone come te che entrano nel vivo dei loro romanzi e li vivono davvero!
A voi visitatori virtuali, vi diamo appuntamento alla prossima intervista di Maria Balzano che riguarderà i suoi preziosi libri, li definirei dato che è come se entrassimo nel suo mondo e visitate il sito del Festival online. Vi aspettiamo!