I centri urbani restano i più affollati di punti vendita non alimentari, seguiti dai centri commerciali: ma la numerica di entrambi continua a scendere, mentre sale quella dei negozi di periferia, quella dei parchi commerciali e quella dei factory outlet. A rilevare e misurare questi fenomeni è l’Osservatorio Non Food 2022 di GS1 Italy, che ogni anno monitora l’evoluzione della rete commerciale nazionale di 13 settori merceologici1 e la sua attrattività, grazie al TradeLab Shopping Index, l’unico indice che fornisce il ranking delle due principali forme di aggregazioni commerciali presenti sul territorio italiano: i centri urbani e i centri commerciali.
Un indicatore esclusivo, elaborato dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy sulla base del punteggio attribuito a ogni insegna della distribuzione moderna specializzata presente nei contenitori commerciali in base alla sua capacità di creare traffico.
«Il TradeLab Shopping Index è nato con la prima edizione dell’Osservatorio, nel 2002» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy «Da allora, ogni anno fornisce un quadro aggiornato dell’evoluzione della capacità di attrazione della distribuzione moderna non alimentare in tutto il territorio italiano e, quindi, consente di misurare la competitività del retail delle due principali forme di contenitori commerciali del Non Food presenti in Italia».
La distribuzione non alimentare in Italia
La fotografia scattata dall’Osservatorio Non Food 2022 di GS1 Italy su 29 mila punti vendita appartenenti a 275 gruppi del retail moderno non alimentare (specializzato e despecializzato) rivela che il commercio urbano centrale resta di gran lunga l’agglomerazione più rilevante in termini di numerica di punti vendita (44,2% del totale), ma continua a ridurre la sua presenza sul territorio (-0,8% annuo). In calo (-0,6%) anche il numero dei punti vendita della seconda agglomerazione per importanza: i centri commerciali (39,2% di quota), che stanno affrontando una fase di trasformazione e riposizionamento e stanno integrando format di ristorazione, esperienze di intrattenimento e servizi di vario genere (ad esempio, servizi sanitari o postali). Pesante ridimensionamento per gli altri poli, come aeroporti e stazioni, che rappresentano solo l’1,1% del totale della rete moderna Non Food e che, in un anno, hanno perso il 9,2% dei punti vendita.
Gli ultimi 12 mesi hanno confermato la ripresa delle aree urbane periferiche (+0,7% il numero dei punti vendita), che restano ancora poco presidiate dalla rete moderna non alimentare (6,1% di quota), ma che hanno beneficiato dello smart working, che ha agevolato le realtà vicine ai luoghi ad elevata densità abitativa. La ripresa delle realtà extraurbane è un dato evidente anche se si considerano i due grandi agglomerati che emergono fuori dalle realtà cittadine: i parchi commerciali (+3,4%) e i factory outlet (+1,5%). La maggiore propensione alla frequentazione dei luoghi commerciali all’aperto iniziata durante la pandemia resta un fenomeno attuale e sta portando a una rivitalizzazione ed evoluzione di queste strutture commerciali, e in particolare degli outlet village.
Agglomerazioni urbane centrali
Nel ranking delle prime 10 agglomerazioni urbane centrali si trovano tre città del Nord (Milano è presente con due shopping area), del Centro e del Sud Italia. Nelle prime tre posizioni restano, come nel 2020, nell’ordine zona Duomo a Milano, Via del Corso/Via Nazionale a Roma e Via Roma/Corso Garibaldi a Torino. Confermati anche il quarto posto di Bologna (Via Indipendenza, Via Bassi, Via D’Azeglio) e il quinto del centro di Firenze. Le novità riguardano il ranking dal sesto al decimo posto, dove spicca la performance di Palermo (Vie Maqueda, Roma, Ruggero Settimo, Finocchiaro), che ha guadagnato quattro posizioni, salendo al sesto gradino della classifica. Risale di un posto, piazzandosi al settimo, anche l’area di Toledo/Chiaia a Napoli. Perdono posizioni, invece, Genova (Vie San Vincenzo, XX Settembre, Buenos Aires), Buenos Aires a Milano e Bari (Vie Cavour, Sparano, Vittorio Emanuele).
Centri commerciali
I tanti cambiamenti nella top ten dei centri commerciali confermano la pressione su questi format distributivi e l’evoluzione in atto. Il centro commerciale più appealing d’Italia resta l’Orio Center, alle porte di Bergamo, seguito dal Porta di Roma. Al terzo posto sale Roma Est, che guadagna una posizione rispetto al 2020 e scalza il Campania di Marcianise (CE), sceso al quarto posto. In quinta posizione si conferma Il Centro ad Arese (MI), al sesto sale Euroma 2 e al settimo si colloca Le Gru di Grugliasco (TO). Perde invece, tre posizioni, scendendo al nono gradino Città Fiera di Martignacco (UD).
Da segnalare l’ingresso nella top ten di due new entry: sono Fiordaliso a Rozzano (MI), che passa dal dodicesimo all’ottavo posto, e Carosello a Carugate (MI), passato dall’undicesimo al decimo posto.
Per saperne di più, visiti il sito dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy e scarichi lo speciale “Non Food: le 10 tendenze”.