ROMA 20 OTT 2022 - «Veniamo a conoscenza che alcuni sindacati dei medici, fortunatamente una parte limitata, si sarebbe rivolta nei giorni scorsi alla Corte dei Conti contro i nuovi incarichi del comparto sanità, previsti dal CCNL in arrivo. E annunciano addirittura l’intenzione di chiedere un interpello all’Aran, facendo presente che “le responsabilità affidate a chi ricopre gli incarichi di funzione organizzativa e professionale potrebbero dar vita a contenziosi”.
Non ce lo aspettavamo davvero, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Siamo di fronte ad affermazioni e prese di posizione decisamente fuori luogo, leggendo i contenuti preoccupanti degli articoli che riportano queste inspiegabili prese di posizione.
In particolare è gravissimo affermare, da parte di questi sindacati, che gli infermieri non sono oggi legittimati a gestire l’atto clinico-assistenziale-diagnostico. Se qualcuno interpreta singolarmente il Dm 739 del 94, lo vada ad approfondire seduta stante! Se qualcuno ha le idee confuse sull'autonomia di infermieri, ostetriche ed altre professioni sanitarie sancita dall'articolo 1 della legge 251/2000, ebbene si aggiorni!
E certo gli incarichi del nuovo contratto non intervengono sulle competenze dei medici ma solo su quelle del personale interessato.
Dimostrino, i sindacati in questione, che gli incarichi del personale sanitario del comparto addirittura, secondo quanto hanno il coraggio di affermare, invadono l’alveo delle competenze dei medici. Incredibile ma vero a cosa siamo arrivati!
Singolare anche l’interpretazione data all’articolo 1, comma 566 della legge 23.12.2014, n 190, che non ci pare preveda in alcun modo "ambiti di riserva esclusiva nei confronti dei laureati in medicina e chirurgia", ma bensì ne tutela le competenze in materia di “atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia”, come d'altronde è coerente ed opportuno.
Ci dicano, sempre taluni sindacati, perché drizzano letteralmente le orecchie per poi sguainare la spada, ogni qual volta si affronta la delicata questione dell’evoluzione della professione degli infermieri, mentre, incredibilmente, nessuno osa parlare quando i medici firmano contratti “succulenti” sotto il profilo economico, mentre al resto del personale, comparando, non vanno altro che le briciole.
Raccontino, piuttosto, come è possibile, in una Italia del diritto, che nel comparto della sanità solo i medici e gli altri dirigenti possono svolgere succulenta e remunerativa attività libero professionale, mentre a tutti gli altri dipendenti è preclusa.
Forse qualcuno dimentica che, grazie a queste norme particolarmente benevole, ci sono oggi medici che percepiscono compensi da favola, per l'attività libero professionale svolta in intra moenia, e che possono superare di molto gli stipendi che gli stessi percepiscono come pubblici dipendenti.
Insomma, siamo di fronte, lo ripetiamo, alla paradossale situazione in cui, incredibilmente, una parte dei sindacati medici, si pone “di traverso” nei confronti di un contratto che con loro nulla ha a che vedere, e come già accaduto in passato, grida addirittura alla lesa maestà invece di congratularsi per un accordo di comparto, che interessa i loro più diretti collaboratori, dagli infermieri, alle ostetriche ai tecnici.
Ci si renda conto, una volta per tutte, che esistono delle professioni sanitarie in costante evoluzione, nate per offrire alla collettività servizi e assistenza riconosciute dalla legge, frutto di una competenza universitaria e di una esperienza professionale validata dalle conoscenze, in costante aggiornamento.
Sarebbe fondamentale imparare ad agire e pensare in modo finalmente equilibrato e a non “avvelenare il clima”, in un momento già difficile per il sistema: soprattutto comprendere, una volta per tutte, che, per fortuna, il mondo sanitario è composto da figure professionali estremamente differenti tra loro e con competenze altrettanto diverse, ma soprattutto altresì importanti come quelle dei medici.
La speranza è che si arrivi ad avere la lungimiranza di porre fine a queste provocazioni, che noi certo non vogliamo e avalliamo, ma che, di fatto, rischiano di diventare dannose, per la qualità dei servizi erogati ai cittadini», conclude De Palma.