ROMA 7 OTT 2022 - «Quale futuro per la sanità territoriale senza gli infermieri? Quale futuro per i soggetti più fragili senza un massiccio piano di assunzioni e senza l’inserimento di quell’infermiere di famiglia che, diversamente da quanto lascia intendere, di recente, una certa politica, rappresenta il perno della nuova Missione 6 del PNRR?
Vi raccontiamo, allora, due storie italiane, che vedono entrambe tristemente protagonista il Lazio.
Ma siamo consapevoli, e continueremo ad indagare in tal senso, che anche in altri territori si verificano episodi simili.
Storie di malati, storie di pazienti che soffrono, e che pagano direttamente sulla propria pelle lo scotto di una carenza infermieristica che non rappresenta solo una spada di Damocle per i pronto soccorsi “polveriera” e per la sanità pubblica, ma che ogni giorno mina le certezze di una sanità territoriale già carente».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Queste storie ci arrivano attraverso il coraggioso racconto dei cronisti locali, con cui siamo costantemente in contatto, e con il supporto dei nostri referenti che ogni giorno lavorano strettamente a contatto con i professionisti.
Da una parte la vicenda di alcuni infermieri domiciliari che, nel viterbese, pur avendo convenzioni dirette con l’Asl locale, da tempo non ricevono più gratuitamente quei presidi e materiali che per loro sono fondamentali per curare i pazienti allettati, affetti da gravi patologie.
Dall’altra la storia di una bambina di 11 anni, Gaia, che, nel territorio di Fiumicino, ha una tracheostomia e necessita di un’assistenza costante.
Fino a due anni fa, con la presenza degli infermieri specializzati su cui contare, Gaia poteva recarsi ogni giorno a scuola e ricevere l’assistenza di cui ha bisogno.
Da mesi, la piccola non può più permettersi nemmeno alcun tipo di istruzione obbligatoria ed è stata abbandonata a se stessa, finanche dalle istituzioni locali.
Gaia ha perso la mamma, e di lei si occupano la nonna e la sorella maggiore, che per garantirle le cure necessarie per la sua malattia, si sono trasferite a Fiumicino, dal napoletano, nei pressi del Bambin Gesù di Palidoro.
Nel suo caso la presenza degli infermieri è indispensabile: gli infermieri sono gli unici che, attraverso la loro competenza, possono garantire la gestione in sicurezza di ausili invasivi e salvavita come la tracheostomia, che necessita di assistenza continua, giorno e notte.
Si occupano di medicazioni, somministrazione di pasti e farmaci attraverso la gastrostomia. Ma gli infermieri scarseggiano, in Italia ne mancano 80mila: e per tutta risposta ai familiari, incredibile ma vero, sarebbe stato proposto di accettare il supporto di operatori socio-sanitari al posto degli infermieri.
Una paradosso, una beffa, dal momento che queste figure per legge non possono gestire la tracheostomia a scuola, e perché nemmeno con loro, addirittura, sarebbe garantita, come prima, per la piccola, una copertura completa dei turni.
Da Roma alla Tuscia. Nella provincia di Viterbo, i cronisti locali ci raccontano che la stabilità dell’assistenza domiciliare di alcune cooperative convenzionate direttamente con l’Asl, vacilla pericolosamente.
Se durante il Covid, infatti, gli infermieri domiciliari ricevevano regolarmente e gratuitamente, come da convenzione, materiale sanitario dalle Asl locali, adesso, viste le contingenze economiche, ci giunge notizia che da mesi sono i parenti dei pazienti allettati a dover addirittura acquistare cerotti, garze e altri presidi di medicamento, in particolare per malati affetti da ulcere croniche.
Sono direttamente i parenti dei pazienti a scrivere ai giornali locali.
Storie che devono farci riflettere, che devono farci indignare, dice ancora Antonio De Palma.
Storie non degne di un Paese civile. Da anni il nostro sindacato si sta battendo per promuovere in pianta stabile la figura degli infermieri di famiglia in Italia, laddove, nel 2021, una legge presentata in pompa magna, avrebbe dovuto favorire l’inserimento di 9600 professionisti. Ad oggi neanche il 20% di questi ultimi sono stati assunti dalle Regioni, fatta eccezione di rarissimi casi.
E allora, mentre il fiume di denaro del PNRR rischia di essere tristemente sprecato senza gli infermieri di famiglia, ci fa specie che addirittura, una parte della politica, ritiene che con i soli medici di famiglia e addirittura i farmacisti, si possano garantire tutte le competenze di assistenza ai cittadini, dimenticando che, dentro e fuori dalle corsie degli ospedali, ci sono classi di attività professionale che rientrano negli alvei di univoca responsabilità infermieristica.
Le parole a vuoto e le promesse mancate ci hanno davvero stancato: queste due storie, così come tante altre che non mancheremo di raccontare andando avanti, dimostrano che le carenze della sanità, pubblica e privata, e gli evidenti problemi nella realizzazione di una idonea sanità territoriale, ricadono con effetti devastanti sul presente e sul futuro dei cittadini bisognosi», chiosa De Palma.