Una storia breve, raccontata con la solida capacità di chi riesce a esprimere un innocente castello di carta con gli occhi di un bambino, immerso in quella solitudine costretta da un padre che non vuole rinunciare a offrire una dignità migliore al proprio figlio. Una storia raccontata nei disagi ordinari di chi vive ai margini di una società che vuole, sempre di più, sembrare antirazzista. Ma chi vive ai margini di una città moderna non conosce che la sola determinazione fatta di rassegnazione a un futuro che lascia poco spazio alle parole.
Una storia breve raccontata attraverso gli occhi di un bambino che usa le scatole di cartone procurate dal lavoro di un padre raider di una pizzeria, per costruirsi una barca fatta di sogni. Quelli grandi, usati per voler crescere al fianco di suo padre, per scoprire il mondo e non per vederselo distrutto da una pioggia fatta di cattiveria, quella vera e che deve ancora scoprire.
Roberta Palmieri ha saputo scrivere una piccola storia, sceneggiata con i propositi di chi conosce il mondo dei grandi, quello reale e costruito da altre persone che vogliono cambiare in meglio le prospettive di chi può ancora vivere una condizione di disagio sofferta, forse ancora troppo difficile da poter cambiare, ma ancora in tempo per poter essere migliorata. La regista Margherita Ferri ha avuto il merito di saper raccontare per immagini questo “mondo a parte”, con la propria esperienza di cineasta consolidata dalle recenti produzioni firmate Netflix negli episodi diretti per la serie ZERO (2021) e molti altri lavori registici suddivisi tra cortometraggi e documentari, in quello stesso Generazione d’azzardo girato nel 2013, forse ancora poco incisivo nello stile, ma nelle capacità confermate dalla stessa sceneggiatura scritta per The Nest, film diretto da Roberto De Feo con Francesca Cavallin, per la Colorado Film.
Il cortometraggio Capitan Didier ha il pregio di essere un progetto sublime nella sua fattura, dalla disincantata interpretazione dei suoi protagonisti, da Miguel Gobbo Diaz (già visto nella serie televisiva Nero a Metà, al fianco di Claudio Amendola e lo stesso Zero della regista Ferri) e il piccolo Salvo Adado, con le musiche scritte da Alicia Galli e un montaggio esperto di Mauro Rossi (Gli anni belli diretto da Lorendo d’Amico de Carvalho, 2022). Una storia breve, raccontata per chi vuole ancora credere. Senza cinismo. E basta.
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vannucci-dicinema.blogspot.com 2022 10 i-temi-della-solidarieta-e.html