Si è spento lo scorso 12 Agosto, a Los Angeles, l’ottantunenne regista tedesco Wolfgang Petersen. Una perdita incolmabile, se consideriamo le sue opere più importanti che hanno traghettato il cinema europeo d’esportazione in quel sodalizio hollywoodiano indispensabile nel valorizzare i virtuosismi di ogni buon successo commerciale. Una carriera iniziata in quei primi cortometraggi riposti nella propria formazione registica e teatrale, che mettono in luce le doti riposte nel suo primo film di successo U-Boot 96, in una trasposizione realistica e visionaria di un cinema sempre fedele ai rigidi canoni interpretativi del war movie d’annata. Un film che sancisce quel breve sodalizio musicale riposto nel compositore Klaus Doldinger, devoluto nel suo più importante kolossal rilasciato dal best seller di Michael Ende, La Storia Infinita. Alto budget e incassi esorbitanti (indimenticabile la hit omonima prodotta da Giorgio Moroder e cantata da Limahl) che celebrano l’ascesa del regista, valorizzata dal successivo Il mio nemico, un piccolo gioiello di stile e filosofia regalato dall’interpretazione dei suoi stessi protagonisti, Louis Gossett Jr. e Dennis Quaid. Si susseguono produzioni di facile presa, rilasciate ai nomi di prestigio del cinema del periodo, da Tom Berenger (Prova schiacciante), Clint Eastwood (Nel centro del mirino) e Dustin Hoffman (Virus letale). Un “ritocco presidenziale” nella drammaticità espressa dall’accoppiata Ford-Oldman (Air Force One), per immergersi nella battuta di pesca più dispersiva e devastante interpretata da un cast riuscito e bilanciato tra cui spiccano George Clooney e John C. Reilly (La tempesta perfetta), quest’ultimo sublimato dalla recente candidatura ai Golden Globe per la calzante interpretazione nel biopic Stanlio e Ollio. La più alta celebrazione al peplum d'élite nello sfarzoso Troy, un vero e proprio crogiolo di star nelle dispute omeriche estasiate dalle fisicità dei suoi stessi interpreti, dall’Achille di Brad Pitt all’Ettore di Eric Bana, sotto l’ala putativa di un patriarcale Peter O’Toole a rinverdire un genere cinematografico ormai assopito. L’opera registica di Petersen ritrova un impeto di fulgore nel genere catastrofico espresso dal suo Poseidon, un riuscito accostamento al mix adrenalinico rilasciato da L’inferno di cristallo di John Guillermin e lo stesso Titanic di James Cameron, superato negli effetti speciali devoluti dalla stessa Industrial Light & Magic nel regalarcinuove prodezze in computer grafica e pixel. Un lutto sentito e celebrato, quindi, per ricordare un regista che ha saputo valorizzare quel prestigio che solo nomi come Fritz Lang e Werner Herzog hanno saputo innalzare, nell’importanza di un’arte cinematografica che rimarrà come testimonianza di un lascito unico e inimitabile.
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vannucci-dicinema.blogspot.com 2022 08 lultimo-saluto-wolfgang-petersen-la-sua.html