ROMA 18 LUG 2022 - «Ci lusinga e nel contempo ci spinge a doverose riflessioni, quanto accaduto nei pressi di Bolzano, qualche giorno fa, dove un giovane infermiere, ma con alle spalle già numerosi anni di lavoro nel reparto di rianimazione dell’Ospedale di Piacenza, non ha esitato un momento ad intervenire per salvare la vita di un bambino di 10 anni che prima ha rischiato di annegare e poi è andato in arresto respiratorio nella piscina di un centro sportivo.
Maurizio, questo il nome dell’operatore sanitario, era in quel momento in vacanza con la famiglia, ma si è precipitato a soccorrere il piccolo, mettendo in atto complesse manovre di rianimazione cardio-polmonare, che hanno sortito effetto senza la necessità di utilizzare il defibrillatore.
Il bimbo già in ambulanza era cosciente e respirava autonomamente.
Una storia italiana che merita di essere raccontata, un episodio che evidenzia ancora una volta, se fosse necessario, come la figura dell’infermiere occupa, sempre di più e legittimamente, una posizione di assoluto rilievo nella nostra comunità, e non solo per l’impegno spasmodico con il quale ogni giorno i professionisti della sanità combattono, nelle corsie degli ospedali, per tutelare la salute dei cittadini».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up.
«La pandemia ha messo in luce, più che mai, che gli infermieri italiani sono pronti a rischiare la propria vita per salvare quella dei pazienti, dei soggetti fragili, e soprattutto che la collettività ha bisogno come il pane della competenza e della professionalità di figure che rappresentano una reale eccellenza, da cui la nostra sanità deve ripartire per un indispensabile progetto di ricostruzione e per affrontare le nuove sfide future.
Il tempismo con cui siamo capaci di agire nei momenti più delicati, è una caratteristica che dipende, in primis, dalla tipologia, dalla straordinaria qualità e dalle caratteristiche della formazione ricevuta.
Non possiamo che esprimere il nostro caloroso plauso al coraggio, all’abnegazione, alle indubbie capacità di chi, e sono in tanti, come Maurizio, ogni giorno nelle corsie dei nostri ospedali, non si risparmia un solo istante per combattere contro la morte.
Le istituzioni rappresentative dell'infermieristica, e tra queste i sindacati come il nostro, hanno il dovere di mettere in evidenza fatti di questo tipo, e di stigmatizzare come sia fondamentale, per i nostri cittadini, avere al proprio fianco professionalità come quelle degli infermieri italiani, a presidio costante del loro benessere psicofisico.
Sono episodi del genere, più che mai, che devono spingere Governo e Regioni, ad attuare piani concreti per incentivare i giovani a scegliere la nostra nobile professione, ai fini di un indispensabile ricambio generazionale.
Sono episodi del genere che dimostrano come, solo con capillari e coraggiose assunzioni, da Nord a Sud, e con un piano di valorizzazione degno di tal nome, si può evitare di perdere elevate professionalità con queste capacità che, vista la realtà fatiscente del nostro sistema, sono sempre più in fuga verso l’estero, dove vengono accolte con “fior di contratti”.
Sono episodi del genere che dimostrano come la chiave di volta della ripartenza è anche quella sanità di prossimità dove il rapporto diretto infermiere-paziente è la base per la crescita qualitativa del sistema.
Come possiamo non valorizzare giuridicamente e contrattualmente gli infermieri? Chiediamoci se potremmo mai fare a meno di professionisti come Maurizio che, anche quando non indossa il camice, ne ha uno invisibile, come una seconda pelle, che mette a disposizione 24 ore su 24 in favore dei cittadini e dei più bisognosi», conclude De Palma.