Non siamo mai stati contrari alla valorizzazione delle altre categorie, ma nell’esatto momento in cui siamo di fronte, per iniziativa di alcune Organizzazioni Sindacali, ad una richiesta di passaggio diretto di personale da un’area all’altra, come accadrebbe nel caso "degli operatori" (dipendenti che nel corrente contratto sono nella categoria B/BS), che vorrebbero far passare all'Area C del nuovo contratto, quella degli assistenti ( che nel corrente contratto sono in Categoria C), non possiamo far finta di non capire che si corre il rischio di trovarci di fronte ad una coperta troppo corta, che per tenere caldo e riparato qualcuno, finisce con lo scoprire e il lasciare mestamente al freddo qualcun altro.
Oltretutto, è stata anche prevista una norma transitoria, che aprirebbe la strada ad una promozione di massa degli interessati i quali, nell’ambito del passaggio richiesto dalla categoria BS alla C, in un primo momento, non richiederebbe nemmeno il possesso del titolo di studio previsto per l’area di destinazione, cioè quella degli assistenti.
Di fronte a questa ipotesi non possiamo rimanere impassibili, ma ci poniamo delle legittime domande, rispetto alle quali confidiamo di avere risposte convincenti da chi di dovere : un eventuale movimento così importante di personale dalle Aree di base verso quelle superiori, si tradurrebbe a nostro avviso, in una evidente, grave sperequazione per gli infermieri e per le altre professioni sanitarie, che invece resterebbero collocati nella ultima area prima di quella di elevata qualificazione, quindi senza poter beneficiare di alcun avanzamento automatico, e senza nemmeno poter immaginare, in futuro, una carriera verso le aree superiori, visto che l’area elevata qualificazione deve escludersi l’applicazione delle regole della mobilità verticale tra aree, in quanto soggetta a norme particolari.
Perché questa sperequazione?
Perché si dovrebbero destinare solo ad alcune categorie una buona parte delle risorse contrattuali che dovrebbero servire per tutti i dipendenti, nel rispetto dei loro diversi apporti e professionalità?
Perché promuovere solo alcune qualifiche di operatori, portandoli nell’area immediatamente sottostante a quella delle professioni sanitarie, così svilendo ruolo e collocazione contrattuale di questi ultimi, se è vero come è vero, che in questo modo si assottiglia sempre di più la distanza tra loro posizione contrattuale e quella di altri operatori, che non hanno in alcun modo analoghe responsabilità e competenze?
Nursing Up chiede , se mai tali ipotesi dovessero trovare accoglimento dalla controparte, l’introduzione di norme di equilibrio, finalizzate ad evitare quella che potrebbe preannunciarsi come una eventuale e grave sperequazione a danno di chi si trova in area delle professioni sanitarie e dei funzionari, infermieri in primis.
Se valorizzazione deve essere, lo sia davvero per tutti! Si immaginino perciò delle norme che prevedano degli indispensabili meccanismi di compensazione, nell’esatto momento in cui si avvantaggiano determinate categorie, rischiando di lasciare fermi al palo infermieri ed altri professionisti sanitari, che con tutto il rispetto hanno ben altre responsabilità e competenze.
In conclusione, un ultimo interrogativo è doveroso: cosa sta accadendo davvero in questa trattativa? Non siamo per caso anche di fronte alla presenza nascosta della longa manus di qualche regione, come ad esempio quella del Veneto (o di altre Regioni eventualmente interessate) che, con l’intento di esportare a livello nazionale i propri modelli organizzativi e formativi, pensa di creare la strada contrattuale per quella nuova categoria di OSS che essa stessa vorrebbe formare (anche se sul punto il condizionale è d'obbligo, visto che sulla materia dovrebbero essere stati incardinati uno o più giudizi davanti a Tribunali Amministrativi della Repubblica), e per questo preme per passare l'intera categoria dall'area degli operatori a quella degli assistenti?
Come sempre Nursing Up vuole vederci chiaro, e non lasciare nulla di intentato in un contratto che può, e deve rappresentare, una svolta per i professionisti della sanità italiana.