Sara J Jones, dopo aver catturato pubblico e critica con grinta e carisma in “Waterproof” – che ne ha svelato anima pop ed estro brioso – torna con “Seduta di Spalle”, brano che evidenzia un’ulteriore forma espressiva del suo universo artistico.
Introspezione, emozionalità, finezza compositiva ed abilità narrativa, sono gli aspetti che si evincono sin dall’apertura di un pezzo che affascina, travolge e accarezza simultaneamente, prendendo per mano orecchie e cuore in un cammino in cui, per giungere alla meta, la completezza interiore, occorre far fronte ad ogni singola sfaccettatura.
Scritto dalla stessa cantautrice lombarda e prodotto da Andrea Cattaldo, “Seduta di Spalle” trae il titolo da un evento personale molto singolare, che Sara J Jones definisce quasi mistico; un dipinto su tela che si trasforma in una canzone posata su un filato di note, ricordi, malinconia, desideri e rivalsa, come lei stessa racconta:
«Il titolo del pezzo è legato ad una storia molto particolare e spirituale, che mi tocca da vicino e riguarda una persona della mia famiglia alla quale ero molto legata, mia zia. Più precisamente, è correlato ad un dipinto che io ho sognato, pur non avendolo mai visto. Mia zia, che mi ha trasmesso la passione per il canto, ha creato questo quadro durante gli ultimi anni della sua vita, mentre era in cura, mentre lottava la sua battaglia. Non so come e non so perché, questo affresco mi è apparso in sogno: era una donna, seduta di spalle, e il giorno dopo, mia mamma lo ritrovò in casa. Rimasi scioccata, tra la gioia e l’incredulità, e così promisi a me stessa che, prima o poi, avrei dedicato a questa storia il titolo di un mio brano».
Il singolo, come il dipinto, è la raffigurazione artistica di una situazione dalla duplice accezione: essere seduti di spalle, infatti, può essere interpretato come un non voler scorgere, e di conseguenza affrontare, tutto ciò che accade oltre la nostra prospettiva, tutto ciò che non fluisce direttamente dinanzi al nostro sguardo, ma, al contempo, rappresenta una condizione di autodeterminazione, in cui siamo noi stessi gli artefici delle nostre scelte, del nostro destino e di tutte quelle emozioni che ci travolgono solo se noi consentiamo loro di farlo:
«Quella di rimanere “Seduta di Spalle” – conclude Sara J Jones – è una circostanza in cui, ultimamente, mi ritrovo molto spesso, decidendo per cosa e per chi girarmi, o lasciarmi girare. Uno stato in cui non mi preoccupo, come cito nel testo, se il frigo è vuoto, se la casa è disfatta, se sono le dieci di sera o le 02.00 di notte, perché sono consapevole dell’autostrada di pensieri installata nella mia mente, tra curve, salite e discese; so che c’è, ma non mi cruccio e lascio scorrere il traffico così, smettendo di dirigere ciò che esula dal mio controllo».
Nella perenne ricerca di ciò che siamo, molto spesso, necessitiamo di svestire la divisa da ausiliario del traffico interiore, quell’attitudine ad etichettare, sanzionare, giudicare atteggiamenti e comportamenti; a volte abbiamo bisogno di deporre la paletta da guardia del nostro municipio emozionale, quella dai soli due colori, del giusto e dello sbagliato, per osservare e ascoltare il mondo esterno e, di conseguenza, osservare ed ascoltare noi stessi, per ritrovarci prima e rifornirci poi, della giusta energia, ripartendo con un’ottica, una visuale, completamente differente - «dammi un buon motivo per alzarmi da qui, mostrami che il mondo non è come il TG» -.
Una disposizione personale che non simboleggia indifferenza o resa, ma va di pari passo alla volontà di crescere, maturare, sperimentare e al coraggio di lasciare andare e invertire il senso di marcia, resa in musica da un sound delicato e grintoso al contempo, capace di far riflettere, emozionare, ballare e rasserenare.
Con “Seduta di Spalle”, Sara J Jones riconferma la sua effervescenza, mettendo però in luce il tratto più intimista della sua penna, aggiungendo così un nuovo brillante tassello al coloratissimo mosaico della sua Arte.