Venticinque racconti brevi che fanno intravedere finestre, letti disfatti, panni stesi al sole, ragù lasciati a “pippiare”.
Un testo magistralmente tradotto in italiano da Giuliana Panico e Maria Concetta Marzullo
Stanze è il nome del nuovo libro di Celina Davila, scrittrice messicana ma partenopea d’azione, e residente in città da diciassette anni.
Un testo composto da venticinque brevi racconti, che lasciano intravedere finestre, letti disfatti, panni stesi al sole, ragù lasciati a “pippiare”.
Momenti di vita vissuta dentro le stanze dei più diversi tipi di alberghi in diverse città del mondo: Granada, Città del Messico, Kyoto, Lisbona, Parigi, Washington, L’Avana.
Stanze è un libro pubblicatodella casaeditrice Apeiron e magistralmente tradotto dallo spagnolo, cogliendo ogni sua sfumatura da Giuliana Panico e Maria Concetta Marzullo.
Sinossi di Pino Cacucci
Ogni stanza ha un numero, così come un odore, un oggetto dimenticato, un’immagine intrappolata in uno specchio, una lampadina rubata, un alito, da cui si dipana il filo di una storia.
Frammenti di esistenze, parole ancora madide dell’erotismo dei letti, amori consumati, occasioni perdute o lasciate formano, nel libro, un coro di voci diverse che riescono a fare eco su coloro che vi si imbattono, si tratti di una cameriera, di uno psichiatra, di un portiere di notte o persino di un cane… voci che cambiano di racconto in racconto, sipari che si aprono e si chiudono sulla vita, l’amore e la morte.
“Se i muri degli alberghi potessero parlare, racconterebbero tante di quelle cose…”