Abbiamo il piacere d’intervistare uno scrittore molto interessante, il quale ha avuto la capacità di realizzare un mondo (oseremo dire alquanto distopico), accompagnato da una trama fantasy avvincente ed emozionante.
Stiamo parlando dello scrittore Franco Merlino e qui di seguito, potete leggere l’intervista integrale riportata per filo e per segno, così come scritta dallo stesso autore.
Buona lettura!
Franco Merlino, autore. Ci racconti un po’ di te?
F.Merlino: “Sono nato a Milano il 27 luglio del 1980. Ho sempre vissuto in un paesino di campagna di pochi abitanti e i miei sono originari di Firenze e di Milano. Forse le persone vorrebbero più conoscermi dal punto di vista della scrittura, ma per questo c’è la domanda successiva, per cui, a questa, visto che la domanda è “Ci racconti un po’ di te?”, allora vi racconterò un po’ di me in maniera più intima:- ho fatto l’asilo in un bella struttura contestualizzata in un bel paesino tranquillo tranquillo di campagna, immerso nella pace e circondato dalle campagne (casa mia affacciava per un intero lato proprio su di un terreno agricolo – mais o risaie a seconda del periodo; lucciole creavano l’atmosfera serale/notturna estiva; un pavone cantava ad ogni tramonto nel cortile della villa immersa nel paesaggio di sfondo che appariva dalla finestrella della camera mia e di mia sorella). All’asilo già ero innamorato (2 furono le cotte che mi girarono per un bel po’ nella testa). Chi badava a noi erano la suora Madre (la più anziana e severa) e la suora Angela (più giovane e buona) (apro un’altra parentesi perché col tempo mi son sempre domandato come mai ci fu questa corrispondenza tra i loro nomi ed il loro essere).- del periodo delle elementari ho tantissimi ricordi: – altra cotta (mi piaceva tantissimo, ma non trovai mai il coraggio di farmi avanti) – un giubbotto in particolare (tipo bomber, tutto rosso) con una sorta di “bandiera giapponese” sulla schiena, mi colpì – un paio di scarpe molto colorate (su base bianca) sportive mi conquistarono e poi… tante tante altre cose riaffiorano ripensando a quegli anni:
– bim bum bam; Uan e Four; Bonolis; Licia; i cartoni animati giapponesi; la mia tata (quella più anziana che riempiva me e mia sorella di bombi) e le due più giovani (anche molto carine); la prima volta che provai a giocare a pallone in una squadra di calcio (esperienza negativa conclusa con l’abbandono a causa di uno scherzo idiota fattomi dai primi giorni da compagni idioti); Babbo Natale che passò per quell’anno tra le strade del paese innevate (se non ricordo male fu proprio l’inverno della famosa nevicata dell’85) a portare regali e carbone; le serate felici sul divano con mia sorella e i miei a guardare il drive in o altri film o trasmissioni televisive;- medie:
– seconda e terza cotta (una “interna” – compagna di classe – e una “esterna” – figlia di amici di famiglia) – l’album degli Sgorbions (che sfogliava sempre la “cotta esterna” mentre io le stavo seduto in braccio) – l’affascinante mondo dell’astronomia (mia sorella ogni due per tre ne parlava) – il nuoto (sport che ho praticato per diversi anni e al quale agonismo rinunciai solo per stare assieme ai miei compagni di vasca più scarsi di me – e comunque ogni due per tre avevo l’otite causa acqua nell’orecchio) – il pattinaggio sul ghiaccio (sport dove imparai più velocemente degli altri ma che abbandonai perché ogni due per tre mi ammalavo – freddo assurdo in pista) – i giochi della gioventù (ai quali ci avvicinò la nostra bellissima insegnante di educazione fisica) – la terza cotta sempre “interna” arrivata a fine anno
– Il saggio di fine anno (stupendo per le varie canzoni cantate come protagonista sul palco e disastroso per la presa in atto che la terza cotta era ormai “proprietà” del bullo della classe) – le feste dell‘AVIS (di sera) di paese con musica e un sacco di persone (giovani e meno giovani) lì al campo sportivo a divertirsi tutti insieme (e io ovviamente sempre incantato dalle bambine ormai più ragazzine)Beh dai… un po’ vi ho raccontato di me… magari dalle superiori in là vi racconterò in una prossima “eventuale” (se mai ci sarà)… nuova intervista”.