9 novembre 2021 – Il diabete in Italia viene stimato intorno al 6%, circa 3,6 milioni di persone affette, con prevalenza di diabete tipo 2 nella popolazione adulta pari al 7,6%. L’impatto della malattia dal punto di vista clinico sul SSN e sui SSR è molto importante: 7-8 anni è la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in controllo glicemico, il 60% della mortalità per malattie CV è associata al diabete, il 38% dei diabetici ha insufficienza renale, il 22% ha retinopatia e il 3% ha problemi agli arti inferiori e piedi. Anche dal punto di vista sociale ed economico, i problemi non mancano: il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni, l’8% del budget SSN è assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi € (solo costi diretti a cui ne vanno aggiunti 11 di spese indirette), la spesa, indica circa 2.800 euro per paziente (il doppio che per i non diabetici). In più le Regioni italiane rispondono ai bisogni assistenziali in maniera diversa sull’utilizzo dell’innovazione (farmaci e devices) che al contrario potrebbe cambiare la vita dei pazienti. Con lo scopo di mettere a confronto istituzioni, clinici, caregiver, farmacisti e pazienti a livello regionale sul tema diabete, Motore Sanità e Diabete Italia hanno organizzato il webinar ‘LA PANDEMIA DIABETE IN EMILIA-ROMAGNA, TOSCANA E LAZIO: MODELLI ORGANIZZATIVI E CRITICITÀ GESTIONALI’.
“In questo momento storico di grande attenzione sul sistema sanitario e con l'opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alle porte, si rende indispensabile un'analisi completa dello stato dell'assistenza diabetologica in Italia. Questa esigenza trova anche riscontro nel tema della Giornata Mondiale del Diabete per il triennio 2021-23 proposto dall'International Diabetes Federation. Diabete Italia promuove quindi un ciclo di approfondimento delle singole regioni per mettere in luce le buone pratiche già realmente implementate nelle varie realtà, con lo scopo di condividerle e di fare sintesi rispetto a quella che verrà definita come "regione ideale" in cui vivere col diabete, prendendo ciò che di meglio hanno da offrirci i vari modelli organizzativi e senza alcun intento di stilare una classifica finale. La regione ideale non sarà quindi direttamente identificabile con una delle 21 realtà presenti nel nostro paese ma da queste prenderà il meglio con la consapevolezza che non si tratterà di ipotesi o di sogni irrealizzabili ma di iniziative concrete già operanti nel nostro paese anche se non diffusamente. L'auspicio sarà quindi quello di creare occasioni di condivisione e revisione delle organizzazioni e promuovere l'apertura o il rafforzamento dei tavoli regionali per l'implementazione del Piano Nazionale Diabete”, ha detto Stefano Nervo, Presidente Diabete Italia
“Finalmente il termine pandemia è di nuovo riferito alla malattia diabetica. Noi siamo sempre stati consapevoli della diffusione inarrestabile della malattia e dei morti che provoca, ora che stiamo vivendo la pandemia è probabile che anche altri capiscano il pericolo dell’allarmante diffusione del diabete. Abbiamo imparato in fretta a difenderci dal Covid, ma non abbiamo imparato a “difenderci” dal diabete, non dalle forme di diabete prevenibili, sappiamo tutto del perché succede, ciò nonostante la diffusione continua, trascinando nelle problematiche assistenziali anche il DT1, la forma autoimmune non prevedibile che colpisce soprattutto i bambini. Fortunatamente in Emilia Romagna l’accesso alle tecnologie è garantito a tutti coloro che ne hanno necessità, un impegno economico notevole che garantisce buone aspettative di vita “ben vissuta”. Negli ultimi anni la Regione ha riprogrammato in buona parte l’assistenza con la collaborazione attiva dei cittadini competenti, con tanti PDTA aggiornati e adeguati ma non sempre si riesce ad attuarli correttamente e uniformemente su tutto il territorio regionale. Detto ciò, posso aggiungere con convinzione che nella Regione Emilia Romagna la persona con diabete è curata molto bene, nella stragrande maggioranza dei casi i bisogni sono soddisfatti, restano margini di miglioramento e bisogna lavorare sull’inerzia clinica e organizzativa. Ottimo il modello di Case della Salute o della Comunità, implementato con successo da molti anni, il diabete è una malattia che può essere curata in ambulatorio, per ambulatorio intendo un luogo facilmente accessibile dal paziente, dove il cittadino trova risposte adeguate, il team diabetologico insieme ad altri specialisti, dove trova l’assistente sociale e l’associazione di riferimento, non sto parlando di fantasia, ma un modello già presente in molte realtà, funzionante e funzionale a soddisfare il bisogno di salute dei cittadini”, ha detto Rita Lidia Stara, Presidente della Federazione Diabete ER e nel Comitato Direttivo di Diabete Italia