Francesco Lettieri, a molti noto per essere il regista di fiducia di alcuni degli artisti più blasonati della Penisola (Calcutta, Liberato, Emis Killa, Noyz Narcos, Carl Brave e tanti altri), ha appena debuttato su Sky con il suo nuovo film “Lovely Boy”, a meno di due anni di distanza dall’uscita di “Ultras”, la sua primissima opera prodotta in collaborazione con Netflix.
Il talentuoso regista partenopeo va quindi ad aggiungere il proprio nome alla lista dei registi capaci di passare dai video clip musicali al cinema. Un elenco che vanta colleghi illustri del calibro di Spike Jonze, Michael Bay e Gus Van Sant, tanto per citarne alcuni.
Di questi tempi, essere al passo con le uscite cinematografiche su Netflix o su qualsiasi altra piattaforma, è l’unico modo per non finire a vedere per l’ennesima volta le puntate della vostra serie culto, un film dedicato al vostro sport preferito o quel documentario sul vostro cantante del cuore.
E lasciatevelo dire, se siete appassionati di musica e in particolar modo della trap, siamo sicuri “Lonely Boy” sarà il perfetto svago per una di queste lunghe serate autunnali.
Ma andiamo con ordine.
Presentato al grande pubblico nel corso della settantottesima edizione del Festival di Venezia, il film è stato prodotto in collaborazione con Sky Cinema, unica piattaforma, insieme alla “sorella” Now Tv, su cui è attualmente possibile vedere questa ultima fatica di Lettieri.
Niente sale cinematografiche? Non proprio. Gli osservatori più attenti avranno notato come nelle settimane precedenti al debutto televisivo, il film sia stato proiettato per un paio di giorni in alcune sale del Bel Paese. Un'iniziativa nata per dare ad alcuni fortunati fan la possibilità di godersi il film davanti al grande schermo.
Come probabilmente sapete, questo è il primo film dedicato al movimento trap italiano, stile musicale in costante ascesa in Italia e nel mondo, come testimoniato dalle etichette discografiche indipendenti che continuano a nascere in supporto del genere.
La storia segue le vicende di Nic (interpretato da Andrea Carpenzano), stella nascente della trap romana conosciuto musicalmente sotto lo pseudonimo di “Lovely Boy”.
Per farsi un’idea, il personaggio sembra essere stato scritto ricalcando atteggiamenti e immaginari stilistici di molti artisti della scena romana, in particolare modo dei componenti dell’ormai dispersa Dark Polo Gang.
Insomma, si chiama Lovely Boy ma poteva benissimo chiamarsi Tony Effe.
A colpire, è sicuramente la scelta del regista di sviluppare la trama del film in maniera non convenzionale ma, bensì, con continui salti temporali che consentono allo spettatore di seguire parallelamente due linee narrative distinte che finiranno per incontrarsi solo nella parte finale del film.
Se da un lato, infatti, vediamo Nic all’apice di una promettente carriera discografica (assieme all’amico Borneo, interpretato da Enrico Borrello), barcamenarsi tra proposte discografiche allettanti e una dipendenza da alcol e stupefacenti che si farà sempre più invadente, dall’altra, Nic è già in una comunità di recupero del Nord Italia alla ricerca di quegli stimoli e di quella serenità che possa finalmente liberarlo dalla sua dipendenza dalle droghe.
Cosa rimane di questo coraggioso esperimento cinematografico?
La cosa che colpisce della sceneggiatura (scritta da Lettieri in collaborazione con Peppe Fiore) e forse la volontà di non voler giudicare in nessun modo le scelte del protagonista. “Lonely Boy” è una storia raccontata tramite il semplice avvenimento dei fatti, senza alcuna intenzione di applicare alcun filtro moralistico alle vicende del giovane trapper romano.
È un film riuscito? Probabilmente non del tutto ed è soprattutto il profilo psicologico di Nic a sembrare, nel corso della pellicola, a dir poco approssimativo.
Nonostante questo però, è un film che vale la pena essere visto e siamo sicuri che possa sicuramente rientrare tra i titoli cinematografici più interessanti mai dedicati alla musica rap-trap.