Una chitarra arpeggiata, in tipico stile cantautorale, che poi si unisce a voci ed archi in un crescendo di intensità, quasi a voler sottolineare come l’apice della vita si raggiunga in un percorso lungo e tortuoso.
Giovanni racconta così il suo viaggio: “Per la festa del mondo che è finito, non ho ricevuto alcun invito”. E’ questa la malinconica prospettiva, il gioco di luce che ti fa sentire in ritardo secco sul mondo e che ti vuole scoraggiare.
Il brano, prodotto per la label Maxy Sound ed arrangiato da Max Titi, è un concentrato di poesia, dove il peso di sentirsi per un attimo “un eroe nazionale” lascia il posto alla ragione, che resta comunque schiava del destino. Questa è la sensazione che Giovanni Galbieri ha certamente provato molte volte durante i suoi successi sportivi internazionali e che qui esprime in tutta la sua disarmante verità.
Il video, girato dal regista Marco Lui (già collaboratore di Fiorello e di molti altri personaggi celebri), coglie perfettamente la sensibilità del brano e gioca con luce e polvere di un piccolo teatro di paese, che sembra essere la metafora perfetta del teatro della nostra vita.
Finale a sorpresa….
