Il romanzo ha come baricentro una scuola. Si tratta di un liceo romano, intorno al quale si dipanano le vicende dei protagonisti, tutti giovani, una classe di studenti dell’ultimo anno, l’anno dell’impegno per la maturità e dei sogni sul proprio futuro. La docente di italiano, nell’ambito di un’ora settimanale di attività integrative, decide di svolgere una esperienza di stimolo per abilità relazionali, comunicative e organizzative. Propone e impone di mettere in scena una rappresentazione teatrale, convinta che “Realizzare uno spettacolo teatrale non significa solo imparare a memoria una parte, salire sul palco e invitare padre, madre e fratelli ad applaudire. Significa ideare un progetto teatrale, impostarlo, pianificarlo, attuarlo, completarlo e valutarlo. Significa individuare e gestire le risorse, programmare i tempi, i luoghi e le azioni, stilare i sottoprogetti operativi per ognuna delle competenze previste, dalla regia, alla scenografia, ai costumi, al trucco, alla fotografia, alle luci e alle musiche. Significa impostare e gestire il budget, occuparsi del marketing e della comunicazione.” Le perplessità fra gli studenti inizialmente non mancano, ma poi l’interesse e il coinvolgimento diventano progressivamente totali. Parallelamente, un gruppo di cinque studenti del liceo, tifosi romanisti, compie una bravata ai danni di una scuola calcio frequentata da tifosi laziali. Ne nasce una serie di reciproche ritorsioni, in una spirale di crescente intensità che nel tifo calcistico ha solo un alibi. Intorno a questi eventi si creano occasioni di incontro e di collaborazione, che contribuiscono a unire gli studenti, a cementare legami preesistenti e a crearne di nuovi, si intrecciano le storie dei singoli ragazzi, storie di ingenuità, amore, amicizia e solidarietà. Storie di crescita e di maturazione, come tutte quelle che segnano i passaggi della vita, che in fondo, per dirla con Shakespeare, è solo un’ombra che cammina.
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luigiarcari.com unombra-che-cammina