Ciro Di Maio nasce a Frattamaggiore, un comune del Napoletano, nel 1990. Mamma casalinga, papà dal passato burrascoso. Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare. Sei anni fa la svolta della sua vita. Trova un lavoro da pizzaiolo per una grossa catena in Lombardia, poi riesce a rilevare quella pizzeria assieme a sei soci, infine diventa titolare unico.
È così che è iniziata l’avventura “Pizza Madre”, il suo locale a Brescia che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina. “Ci amano perché rappresentiamo la tradizione napoletana”, dice Ciro. In menù ha la pizza verace, ma anche il battilocchio, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia. “Utilizziamo ingredienti semplici, ma tutti freschi e selezionati. Le mie pizze devono essere tutte diverse, sono fatte artigianalmente. A me piace tirare le orecchie alle pizze, ognuna ha il suo carattere e deve mostrarlo. E così facendo mostrano pure il mio”.
Dopo aver ottenuto il successo enogastronomico, Ciro si è posto un altro obiettivo: raccontare il suo mestiere agli studenti di un istituto situato nel Rione Sanità di Napoli, una zona che a lui ricorda la via dove è cresciuto, via Rossini a Frattamaggiore. L'istituto che ha abbracciato questo ambizioso progetto è stato quello alberghiero D'Este Caracciolo per iniziativa della dirigente scolastica dott.ssa Giovanna Scala insieme alle professoresse Laura Maffettone e Anastasia Sismundo. Nello specifico, le classi che hanno seguito le videolezioni sono state la 5P di indirizzo enogastronomico, la 5 O e la 5 Q ad indirizzo sala - accoglienza. L'entusiasmo dei ragazzi nell’ascoltare l’esperienza di vita di Ciro nel riuscire a fare della propria passione un lavoro che magistralmente ha spiegato in tutti i suoi aspetti, dalla contabilità alla scelta degli ingredienti e persino alle strategie di marketing, è stato tale che dopo l'incontro teorico, gli studenti della classe 5 P hanno presentato dei tutorial esprimendo la loro capacità e fantasia nel proporre nuovi tipi di pizze.
“Il passaparola è stata comunque la mia miglior arma”, ha detto lui, citando tra le altre anche Eva Henger, che è stata a cucinare pizze una sera da lui. Senza dimenticare i giocatori del Brescia Calcio, che quando possono, anche dopo le partite, lo passano a salutare. Cercano Ciro, ma soprattutto gli ingredienti della terra: olio dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp.
Alla fine, però, l’elemento premiante è sempre la pasta. “Scegliamo ogni giorno il livello esatto di idratazione, in base all’umidità di giornata”, spiega. “Ne esce un impasto molto lievitato, morbido, idratato. Seguiamo la tradizione anche nelle forme. Odio le pizze rotonde e realizzate come fossero un programma di un computer e se c’è più pomodoro da una parte rispetto ad un’altra è perché usiamo pomodori veri, non salsine che si spalmano omogeneamente. Siamo veraci, anche le nostre pizze devono esserlo”.