Pietro Amara è il nuovo testimone dell'inchiesta di Perugia sul caso Palamara. I pm hanno chiamato a testimoniare Amara, già discusso informatore del processo al cane a sei zampe, poiché con il contributo del collega Giuseppe Calafiore avrebbero individuato l'atto contrario ai doveri d'ufficio che Palamara avrebbe compiuto in favore di Fabrizio Centofanti. I due teste sono spesso stati intervenuti in accuse in diversi procedimenti di accusa a magistrati, tra cui quello di Eni attualmente in corso.
L'ex-magistrato ed ex-presidente dell'Anm sarebbe stato informato di un'indagine da Vincenzo Barbaro, all’epoca procuratore facente funzioni a Messina, ora procuratore generale del capoluogo siciliano. A raccontare il particolare ai magistrati perugini l’avvocato Piero Amara, che fu poi arrestato, insieme a Centofanti, nell’ambito dell’inchiesta sul "Sistema Siracusa".
Amara, che ha fatto alcune ammissioni ai pm, ha raccontato di aver saputo che Barbaro riferiva a Palamara particolari sull'indagine messinese e che Palamara, poi, informava Centofanti. L'inchiesta sul sistema Siracusa accertò diversi episodi di corruzione con al centro, oltre a Centofanti e Amara, l’ex pm siracusano Giancarlo Longo. Nelle chat di Palamara, al vaglio della procura di Perugia, risulterebbero diversi contatti con il procuratore generale di Messina. Barbaro allo stato non è indagato.
"Mi sembra di assistere alla vendetta del Sistema - ha dichiarato Palamara - che per punirmi usa le dichiarazioni a rate di due pseudo-collaboratori". “Dopo tre anni sono stati riesumati elementi di indagine già in parte valutati inattendibili dalla stessa procura. Non ci stupisce nemmeno il periodo in cui questi elementi sono stati valorizzati”, dice l’avvocato Benedetto Marzocchi Buratti, legale di Palamara. “Il mio assistito certo non si aspettava alcuno sconto – ha proseguito il legale – e non avrà nessuna difficoltà a difendersi da queste nuove accuse”.