Luca Palamara ha deciso di dire la sua e parla in una dettagliata intervista a Libero delle rivelazioni contenute nel suo libro.
"Ho scritto questo libro, oltre che per i cittadini, anche e soprattutto per venire incontro alle richieste di molti magistrati dove che mi chiedevano di mettere a nudo il meccanismo della giustizia italiana, di raccontare di come davvero stavano le cose. Che non erano solo quelle della notte dell' Hotel Champagne ma si trattava di una sorta di ragnatela di potere che coinvolgeva chiunque avesse una rappresentanza. Non c' ero solo io, ripeto. Parlando di intrecci tra magistrati e politici, i protagonisti riuniti all' Hotel Champagne erano gli stessi che hanno partecipato all' elezione di Ermini, ma lì nessuno ha avuto da ridire. Sono diventato il capro espiatorio. Ma non è che se esce Luca risolviamo i problemi', così non funziona. L'idea è che debba esserci una seria riflessione su questo, mi pare giusto specie per quei colleghi che rimangono ai margini perché non si identificano nelle correnti, soprattutto le correnti di sinistra".
Palamara vuole vendicarsi di avversari come il vicepresidente del Csm Ermini che la giudica "una scoria", di chi ora la attacca e prima le chiedeva favori? "Non capisco chi mi imputa di voler scardinare la magistratura. Questo è un libro a favore della magistratura. Ma se lei mi chiede se ora la magistratura è credibile, è un altro paio di maniche. La magistratura è fatta di posizionamenti, collateralismo, gerarchie".
Non era il "sistema Palamara - insiste l'ex-pm -. E 'sistema', da vocabolario, non è un'organizzazione criminale, ma una relazione fra più soggetti. L'idea che una sola persona potesse decidere - io, nella fattispecie - stride con la realtà. Il sistema è quello delle correnti e i meccanismi di potere sono regolati da un'oligarchia di cui io facevo parte. Chi era fuori dalle correnti non contava".