ROMA. "Noi del sindacato Itamil Esercito sosteniamo la libertà di pensiero e il diritto di critica che sono il seme della nostra democrazia. Tuttavia, ci duole affermare che abbiamo letto un articolo privo di logica critica, oltre che anonimo". È quanto si legge in una nota diffusa dal sindacato Itamil Esercito, dopo un contenuto pubblicato sul sito "IlKim.it" (http://ilkim.it/sindacati-militari-e-tesseramenti-soldi-in-cambio-di-quali-servizi/) che ha scatenato non poche polemiche.
"Ci teniamo a sottolineare che si tratta di un comunicato stampa ricevuto dalla redazione della testata giornalistica - si legge -. Accettiamo la sfida e ci mettiamo la faccia e le firme; ciò denota ampiamente la differenze tra noi e l'impavido personaggio che lancia a pietra e scappa". L'attenzione della comunicazione è sui delegati Cocer che "immediatamente hanno condiviso nei loro profili l'articolo, riscuotendo poco successo e tantissime critiche".
"La prima differenza tra la rappresentanza militare e i sindacati è l'aspetto finanziario - recita la nota -. La rappresentanza militare viene sostentata dallo Stato che paga le trasferte dei delegati, i costi degli uffici ed il personale operativo. Le organizzazioni sindacali riconosciute dalla sentenza 120 del decreto ministeriale, invece, operano a spese proprie e dei vari contributi. I loro rappresentanti tolgono il tempo alle proprie famiglie e a sè stessi per donarlo agli altri. Inoltre, offrono servizi gratuiti e altri convenzionati, proprio come avviene nella cultura dell'associazionismo e del volontariato. Pertanto, chi ha scritto l'articolo non conosce il mondo dell'associazionismo e del volontariato. La pochezza morale e l'insignificante articolo ha, comunque, contribuito al sostegno verso le organizzazioni sindacali dei Militari, che, di fatto, hanno bocciato la rappresentanza militare oramai al capolinea. È arrivato il momento che il ministro della difesa risponda alle istanze trascurate dai vertici militari. I comportamenti tenuti finora non rispettano né il sodalizio sottoscritto per ottenere il decreto, né i regolamenti che obbligano le amministrazioni a rispondere alle PEC trasmesse dai cittadini entro 30 giorni. Tale modus operandi, a nostro avviso, non si addice al principio di trasparenza e lealtà tra i rapporti reciprochi tra organismi sindacali riconosciuti e le istituzioni".
Il dubbio di Itamil Esercito è legato ad una strana coincidenza: "L'articolo arriva proprio nella fase in cui il nostro sindacato si sta facendo notare per le sue battaglie e le Sue istanze presentate, direttamente, al Ministero della Difesa ed alle varie amministrazioni. Non è la prima volta che ci ritroviamo fronte a lettere non firmate che hanno valenza di azioni in contrasto con l'operatività delle organizzazioni sindacali. Il vero dibattito dovrebbe riguardare le autorizzazioni da concedere a realtà come la nostra riconosciute dal decreto, in attesa della legge. Non devono arrivare risposte dai palazzi del tipo 'non rispondiamo alle vostre istanze per non coprire la rappresentanza militare'. Noi del Sindacato Itamil Esercito, in attesa della legge definitiva, vogliamo risposte alle nostre istanze dal vertice militare e politico della difesa, al fine di rispondere alle richieste del personale che si sente parte attiva del nostro progetto".