Una voce poliedrica e versatile che unisce jazz, soul e cantautorato in una perfetta alchimia di suoni. Valentina Nicolotti è una cantante che ha la capacità di racchiudere ed esternare questi linguaggi con grande naturalezza e disinvoltura. Caratteristiche che ritroviamo nel suo disco d’esordio intitolato Calicantus in uscita il 14 dicembre 2020 per l’etichetta Emme Record Label. La band è formata da Nicola Meloni alle tastiere e pianoforte, Gianmaria Ferrario al basso e contrabbasso e Francesco Brancato alla batteria e batteria elettronica. Alcuni brani vedono anche la partecipazione di ospiti come Max Carletti alla chitarra elettrica, Cesare Mecca al flicorno e Giangiacomo Parigini alla chitarra acustica. Uno stile, quello della vocalist torinese, che nasce da una sperimentazione continua e che lascia spesso spazio all’interplay e all’improvvisazione vocale presente in tutti i brani scritti da lei (eccezion fatta per il famoso standard Alice in Wonderland). Tutto questo senza lasciare mai da parte un forte rispetto per le tradizioni e per la musica jazz, che rimane sempre la più autentica forma espressiva della band. Tuttavia Calicantus è un album in cui è presente anche una forte componente cantautorale attraverso la quale Valentina Nicolotti, autrice di testi e musiche, racconta storie, stati d’animo ed esperienze di vita che rendono il suono e la composizione più veri ed espressivi. Da un lato ci sono brani cantati in inglese, che si presentano con un respiro fortemente internazionale, mentre quelli in lingua italiana hanno un carattere più introspettivo e cantautorale.
Tra le composizioni più rappresentative del disco citiamo Fairytale’s Loves, una splendida sintesi tra diversi stili quali il jazz, il pop, il soul ed il cantautorato. Una canzone introspettiva, onirica e per certi versi anche ironica che parla di amori passati, forse non corrisposti e burrascosi, che non hanno nulla a che vedere con quelli narrati nelle favole. Again, è un pezzo cardine del disco, anch’esso autobiografico, in cui Valentina Nicolotti parla delle fasi vissute dagli artisti che spesso alternano periodi carichi di idee e di buoni propositi ad altri in cui la creatività si blocca in maniera quasi inspiegabile. Un brano dai toni più scuri che parte in punta di piedi, come un sipario che si apre piano piano e che a mano a mano lascia ampio spazio all’improvvisazione pura. Calicantus, invece, è il pezzo che dà il titolo all’album ed è una composizione molto originale in cui la vocalist torinese racconta una parte suo passato. Parliamo di una pianta molto particolare che fiorisce in inverno quando tutte le altre dormono, generando dei fiori affascinati e dal forte profumo, presenti sui rami spogli. Un fiore che nei periodi più freddi dell’anno rappresenta una speranza di primavera e in questo caso una dedica particolare ad una persona cara. Senza dubbio una canzone che sintetizza alla perfezione un album che racconta storie e sentimenti attraverso un linguaggio contaminato da diversi stili.
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