“Era facile guardare, era facile sognare / Da quel regno lì al sicuro. / Ed era tutto irreale, già di corsa anche allora…”.
Si apre con queste parole “Sul tetto del tram”, per raccontare degli anni della fanciullezza, del periodo in cui il cantautore, abitando di fianco ad una rimessa, aspettava impaziente l’entrata del muso del tram. Immaginava di saltare sul tetto di un vagone, sognando e volando con la fantasia, per poter girare la sua immensa Milano.
Una passione per la musica, quella di Marco Sciarretta, respirata in famiglia ed assorbita grazie anche all’amore per i cantautori dagli anni ’60 agli anni ’80 (da qui il titolo, dalla Nisida di Edoardo Bennato all’Atlantide di Francesco De Gregori), di cui risente le influenze e grazie ai quali comincia a suonare la chitarra in diversi gruppi in adolescenza. Per i seguenti 30 anni accompagna la carriera da musicista a quella di gestore di locali di musica dal vivo (tra cui L’Arlecchino in provincia di Cremona), avendo così la possibilità di esibirsi con grandi nomi, nazionali ed internazionali, del panorama jazz e folk: Giorgio di Tullio, Barbara Boffelli, Larry Lay (componente del gruppo The Platters), Sergio Bassi, per citarne qualcuno. E proprio con Sergio Bassi, purtroppo scomparso da poco per complicanze da covid, collabora in due album, uno dei quali “Cavallo Pazzo”, andato in tour nel 2008 per tutto il territorio lombardo.
“L’ingrediente che mi fa sentire pronto oggi a proporre mie incisioni è il lungo percorso musicale con grandi artisti. Ho un centinaio di pezzi già pronti, ma non ho mai scritto qualcosa pensando che potesse fare colpo o che diventasse un tormentone”, questa la linea di pensiero di Marco Sciarretta, che fa di lui un artista anticonformista e libero da logiche sistemiche e che oggi, a 48 anni, è pronto a lanciarsi nel mercato discografico, dopo una vita costruita attorno alla musica.
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