Con un’audizione alla Camera dei Deputati, la CAI – Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani – ha avanzato alcune proposte in chiave strategica pensate a rivoluzionare il settore primario, colpito come altri dalla crisi economica scaturita dall’emergenza Covid, e a consolidare l’impiego di macchine agricole innovative.
Ed è proprio innovazione e investimenti sono le due parole chiave sulle quali si è incentrato il discorso fatto dal vice presidente CAI – Sandro Cappellini – davanti alla Commissione Agricoltura della Camera, orientato a raggiungere elevati livelli di efficienza nel breve termine: in altre parole, agricoltura smart.
Un obiettivo non facile da centrare se non si adottano misure appropriate. Anzitutto, pianificare indennizzi mirati e politiche di innovazione, ma anche avere una visione di filiera più ampia nella quale le imprese agromeccaniche vengono considerate soggetti portanti per lo sviluppo dell’agricoltura digitale 4.0. Ma per far sì che questo avvenga è importante che si crei un tavolo permanente per la meccanizzazione agricola, che vede la partecipazione di tutti i componenti della filiera allo scopo di analizzare e suggerire interventi per accrescere i livelli di competitività e sostenibilità del settore; altrettanto importante è uniformare al 31 dicembre 2020 le scadenze di adempimenti come ad esempio corsi professionali, revisione dei veicoli, rinnovi patenti di guida e autorizzazioni alla circolazione di macchine e trattori agricoli.
Ma un altro aspetto fondamentale è la burocrazia, ovvero sciogliere definitivamente quei lacci e lacciuoli che rappresentano un freno agli investimenti. A tal proposito, è necessario equiparare l’imprenditore agromeccanico a quello agricolo, e quindi, evitare di penalizzare le imprese con maggiore propensione a investire.
A sostegno di questa tesi ci sono come sempre i numeri: in Italia le 18 mila imprese agromeccaniche professionali, ossia poco più dell’1% di quelle che operano in agricoltura, rappresentano il 30% delle vendite di veicoli agricoli in termini di fatturato, con un valore che nel 2018 ha superato i 3 miliardi di euro.
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