Come funziona l’occhio umano? Il meccanismo è piuttosto complesso ma, semplificando notevolmente, si può così riassumere: il bulbo oculare riceve gli impulsi luminosi e li trasmette al cervello che, traducendoli, restituisce le immagini elaborate.
La retina funge da catalizzatore: per ottenere un risultato chiaro e nitido i raggi di luce devono essere riuniti nel medesimo punto focale. Quando l’occhio non riesce a mettere a fuoco nella giusta maniera si parla di ametropia (o vizio refrattivo). Sono quattro le tipologie più comuni di questo disturbo: miopia, ipermetropia, presbiopia e astigmatismo. Esaminiamole ora più dettagliatamente.
1. La miopia La miopia è il disturbo visivo più comune: si stima che colpisca circa un italiano su 4. Essa tende a svilupparsi già durante l’infanzia per poi stabilizzarsi nel corso degli anni, per quanto vi possano essere variazioni anche in età adulta. Essere miope significa vedere in modo sfocato e poco nitido gli oggetti distanti, mentre non si riscontrano problemi con quelli vicini. Responsabile di questa deformazione è la cornea che, anziché focalizzare correttamente, mette a fuoco davanti a sé, in prossimità del centro del bulbo oculare. L’anomalia presenta quattro stadi di gravità: lieve (fino alle 4 diottrie), media (fino a 8), elevata (sopra le 8), patologica (fino alle 30-35). Può essere corretta con l’utilizzo di lenti o attraverso interventi chirurgici (solitamente con il laser). 2. L’ipermetropia L’ipermetropia è l’esatto opposto della miopia: gli oggetti vicini risultano sfocati, quelli lontani perfettamente visualizzati. Il bulbo oculare, in questo caso, risulta più corto e la messa a fuoco avviene su un piano posto dietro alla retina. Fino ai 40 anni circa questo deficit è auto-compensato: il cristallino, infatti, tramite un processo di accomodazione, modifica la propria fisionomia per focalizzare le immagini. Tre sono le categorie di classificazione: lieve (da +1 a +2), media (da +2 a +4) ed elevata (oltre +4). Anche questo difetto visivo può essere corretto mediante la prescrizione di lenti o con il laser. 3. La presbiopia Naturale evoluzione dell’ipermetropia dovuta all’età, la presbiopia insorge a partire dai 40 anni per poi stabilizzarsi intorno ai 60. Il cristallino, con l’invecchiamento, perde parte della propria elasticità e non è più in grado di svolgere la sua attività di compensazione: di conseguenza si vedranno offuscati gli oggetti vicini ma, allontanandoli progressivamente, la loro messa a fuoco migliorerà. Può essere classificata su tre livelli, in base all’anzianità del paziente: +1 per le persone tra 40 e i 50 anni, +2 per quelle tra i 50 e i 60, +3 per gli over 60. Il problema può essere trattato in maniera invasiva e non: nel primo caso con l’ausilio della chirurgia laser, nel secondo portando occhiali progressivi o monofocali oppure lenti a contatto multifocali. 4. L’astigmatismo L’astigmatismo è un vizio refrattivo che può comparire fin dalla nascita. Le immagini vengono, in questo specifico caso, alterate: gli oggetti vengono visti deformati, sdoppiati e sfocati. Questo avviene per due ragioni: in primis, per un difetto della curvatura corneale (quando, anziché essere sferica, è di forma ellissoidale); in secondo luogo, per una focalizzazione doppia (sia davanti che dietro alla retina). I tre livelli di gravità variano in base alle diottrie: lieve (da 0.25 a 1), medio (da 1.25 a 2) ed elevato (sopra le 2) Anche per questa imperfezione visiva l’adozione di lenti e l’intervento medico rappresentano due possibili correzioni. Cosa fare?