In molti nostri articoli abbiamo visto che il riposo, è diverso da una zona del pianeta all’altra. In ogni parte del mondo, il clima, le esigenze di spazio e la cultura hanno prodotto giacigli sempre diversi. Per noi che siamo abituati al materasso comodo, molti sono solo delle bizzarrie. Questo discorso non vale però per l’amaca, oggi utilizzatissima, specie per riposarsi all'aperto.
Un “pezzo di panno” Arawak
Partiamo dal significato della parola amaca. Essa deriva dallo spagnolo hamaca. Che a sua volta è risultata dall’interpretazione della parola in dialetto arawak (uno dei ceppi linguistici originari del sud america) hamaka, il cui significato letterale è “pezzo di stoffa”. Il vocabolo italiano ha mantenuto il nome amaca (che si legge amàca). Con il quale però si designa un giaciglio di rete, tela o stoffa, originario dei paesi tropicali, sospeso per le estremità. Gli esploratori spagnoli notarono che i nativi riposavano su questi giacigli pendenti, realizzati in fibre vegetali intrecciate, soprattutto di agave. L’utilizzo era (ed è tuttora) motivato da ragioni igieniche, infatti, nelle regioni tropicali, dormire in prossimità del suolo significava altissimo rischio igienico, oltre che per l’incolumità stessa, visto l’alto numero di insetti e serpenti velenosi diffusi in queste zone. Senza contare che il suolo umido è piuttosto poco salutare, potendo causare malattie e patologie.
L’arrivo dell’amaca in Europa
L’amaca si diffuse, durante l’età delle esplorazioni, nel XVI secolo, per via della facilità con cui poteva essere realizzata ed adattata sulle imbarcazioni, permettendo così all’equipaggio di non dormire direttamente sulle tavole dei ponti, come era stato uso diffuso fino ad allora. Il suo impiego permise di far riposare meglio i marinai e di risparmiare spazio e denaro. Infatti è molto più economica dei letti in uso fino ad allora e anche molto più piccola. L’ amaca divenne così importante per i marinai che non era raro il costume di usarla come bara, per seppellire in mare gli uomini deceduti durante il viaggio. Eppure in Europa, c’è stato qualcuno che ha utilizzato l’amaca, prima che fosse importata dalle imbarcazioni spagnole e inglesi. Nell’antica Grecia, Plutarco, nella sua opera “Le vite parallele”, racconta di come Alcibiade, politico ateniese di spicco, per dormire comodo sulle navi della flotta, avesse fatto tagliare un pezzo di coperta e lo adattava, per creare un letto, sospeso con funi e cinghie. Senza doverlo poggiare sulle tavole. Tuttavia, vista la nota eccentricità della persona, la sua idea non ebbe seguito.
L’amaca oggi
Con il passare del tempo, l’amaca si è diffusa e conosciuta in tutto il globo, restando in uso in quelle zone tropicali, dove molti ancora la prediligono al materasso perché è più economica e permette di dormire senza punti di contatto con il suolo. La zona in cui è massimamente diffusa è il Sud America, in particolare in Brasile. Ma anche nell’Asia Sud-orientale e in India. In certe zone, caratterizzate da grande povertà, riprendendo quanto detto sopra, l’amaca è ancora usata come bara. Nel mondo occidentale essa è relegata al ruolo di oggetto di svago, per un riposo alternativo all’aperto, per rilassarsi e distendersi, dondolandosi pigramente. Nonostante questo è parecchio diffusa e conosciuta, oltre che ricercata come articolo da campeggio. Questo perché, per quanto comoda e pratica, non potrà mai dare un riposo che sia, per qualità, anche solo paragonabile ad un buon materasso in memory foam.
Fonte notizia
www.materassiedoghe.eu blog 2017 05 10 uso-amaca